Le sorprese non finiscono mai. Questa volta, però, la questione settore idrico è solo incidentale. Mi sorprende la qualità di chi ci rappresenta in Parlamento. Abbiamo loro affidato il Governo del Paese ma, se non ne sono all’altezza, il rischio è che producano solo danni. È forse questa la ragione per cui questo Paese sta morendo? Che il numero degli italiani a rischio povertà è in continuo aumento (siamo ormai al 28%)? Che il sistema industriale è sacrificato sull’altare delle banche? Che il posto fisso di lavoro non esiste più (lo dice Renzi)? Che il modo di gestire l’acqua nella nostra provincia è sotto la lente della Corte dei Conti? Temiamo sempre i “complotti” e, invece, è solo incapacità, per usare un termine gentile, misto a opportunismo.
Passiamo ai fatti. La Commissione Ambiente della Camera introduce un emendamento con il quale si stabilisce che le società affidatarie del servizio pubblico in house devono essere partecipate esclusivamente e direttamente dagli Enti Locali compresi nell’ambito territoriale di riferimento. Il decreto legge (Sblocca Italia) è stato approvato ieri, 30 ottobre, dalla Camera e inviato al Senato il quale, scadendo il termine per la conversione martedì 11.11, approverà con il voto di fiducia per evitare la sua decadenza e l’emendamento sarà legge che, volenti e nolenti, deve essere osservata e applicata da tutti.
La legge ha fissato un principio inderogabile che conferma la posizione di chi vuole Idroservice fuori da Lario Reti Holding. Ma la perla è un’altra.
Il deputato del PD Umberto Marroni, nel suo intervento in Commissione, precisa che l’emendamento “va nella direzione …. di non procedere a alcuna privatizzazione delle società che gestiscono il servizio idrico integrato.” L’emendamento è in linea con la battaglia fatta da alcuni Comuni lecchesi e dal Comitato Acqua Pubblica e quindi è condiviso. Non c’è più spazio per altra discussione. Il Parlamento ha deciso che il servizio idrico deve essere gestito da società partecipata direttamente ed esclusivamente dai Comuni lecchesi e, quindi, Idroservice deve uscire da Lario Reti Holding senza portarsi addietro i Comuni comaschi che non sono compresi nell’ambito lecchese.
Ma ecco che entra in gioco il nostro deputato (nostro solo per un fatto territoriale perché non l’ho votato e mi guarderò bene dal votarlo in futuro) Gianmario Fragomeli che, con un ordine del giorno d’indirizzo, non votato in aula, impegna il Governo a modificare l’attuale norma legislativa perché restrittiva rispetto alla normativa europea ma anche per “consentire una più efficiente gestione dei servizi idrici integrati, in un’ottica di flessibilità delle procedure e ottimizzazione delle risorse”.
Si guardi bene, non un emendamento, perché gli emendamenti si fanno in Commissione, ma solo un indirizzo al Governo per la successiva modifica della norma novellata.
Ma, la domanda sorge spontanea, la norma introdotta garantisce dal rischio della privatizzazione del servizio o no? La risposta è scontata. Gianmario Fragomeli ha votato a favore di tutti gli emendamenti introdotti al decreto Sblocca Italia e quindi concorda sulla validità della nuova norma. Se non fosse così, perché l’on. Fragomeli ha votato a favore? Che confusione. Fragomeli vota a favore della norma, peraltro coerente con la sua posizione di Sindaco e di parlamentare PD schierato a favore del Referendum, ma due giorni prima, impegna il Governo a modificarla. Chissà perché l’ha votata? Il giorno prima di votare a favore dell’emendamento comunica ai Sindaci della provincia che è stato approvato un suo ordine del giorno che indirizza il Governo a modificare la norma che il giorno dopo vota ligio e rispettoso degli ordini di partito. Approvato? Non è nemmeno stato votato e, quindi, è solo un suo invito che, per come sono considerati i parlamentari dai Partiti e dal Governo, vale meno del due di briscola A noi, cittadini, va bene così ma chissà come la prenderanno i suoi amici che si vedono rotte le uova nel paniere anche grazie al suo voto.
Spieghi l’on Fragomeli, per favore, non nel merito perché abbiamo ben capito che l’ordine del giorno era necessario per tranquillizzare qualcuno, ma come si fa a conciliare la richiesta di modifica di una norma e il giorno dopo imperterrito votarla facendola diventare legge.
Probabilmente l’on. Fragomeli non risponderà all’invito forte del fatto che per un parlamentare la costituzione esclude il “vincolo di mandato”, ossia non deve giustificare e nemmeno spiegare le ragioni del voto che esprime. Ricordo all’on. Fragomeli che l’assenza del vincolo di mandato è stata voluta per evitare condizionamenti da parte del partito vista l’esperienza fascista precedente l’emanazione della Costituzione. Votare secondo gli ordini di Partito è un vincolo al mandato mentre spiegare le ragioni ai cittadini, di cui i parlamentari, e non solo, sono subalterni e al servizio, è un dovere rispettoso della sovranità popolare.
Per quanto mi riguarda, e me ne sto facendo una colpa, ho un solo rammarico, quello di aver sostenuto Fragomeli alla segreteria provinciale dei DS consentendogli di arrivare, grazie al partito, a essere deputato secondo una logica diversa da quella per cui lo avevo sostenuto. Chiedo scusa, capita a tutti di sbagliare, l’importante è non perseverare.
Purtroppo non ci sarà replica a questa mia riflessione perché sono meglio i pettegolezzi e le dicerie che, evitando il confronto pubblico, possono anche essere false. È il motivo per cui nessuno ha mai risposto alle nostre osservazioni, anche di merito e documentate.
Remo Valsecchi – cittadino