L’autore di queste belle frasi non si chiama Salvini e nemmeno, in chiave minore, Nogara. Non è collocato nell’area della destra più razzista e retriva, non fa parte della Lega e non governa un capoluogo di provincia in una giunta dichiaratamente islamofoba. No. Chi ha scritto questo richiamo alle leggi razziali di mussoliniana memoria si chiama Ezio Venturini ed è parte, grazie al suo pugno di voti alle elezioni del 2015, della squadra di assessori di Virginio Brivio. Squadra, non squadraccia. Di quel Brivio così rassicurante, che profuma di acquasanta ed evoca immagini da oratorio, tutto casa chiesa e Palazzo Bovara.
Ecco, a codesto spettabile cattolicissimo sindaco si chiede una presa di posizione nei confronti del suo assessore – che non vogliamo immaginare “imposto” – per via di quel pugnetto di voti di cui sopra. Un risveglio della candida coscienza da primo cittadino cristiano prima ancora che credente, da persona tollerante e aperta, da sindaco che non discrimina ma prova a includere. E comprendere.
Se un suo assessore, ovvero una persona delegata dal borgomastro a gestire una qualche materia di competenza della propria amministrazione, sbrocca richiedendo leggi urgenti e speciali, magari discriminanti o antidemocratiche, ebbene il sindaco deve dire la sua. In modo chiaro.
Non si pretende una cacciata seduta stante ma quantomeno qualche parola, magari pacata come è nello stile briviano, e però netta. E “distante”.
Diversamente, avendo esternato un personaggio pubblico che come detto è parte della maggioranza e del ‘governo’ cittadino, dovremo pensare che anche Virginio Brivio vuole “leggi speciali”, che ci considera “in guerra” e dunque che approva la necessita di combattere fino in fondo senza troppi se, senza troppi ma.
Signor sindaco, non lasci la coscienza in ferie: o con il “suo” Venturini o contro.
Ci faccia sapere, grazie.
ElleCiEnne