LA CHIESA DEL CALEOTTO
IN UN CANTO DI FRATELLANZA
COL CORO ELIKYA DEL COE

CORO ELIKYA CALEOTTO PUBBLICOLECCO – “Un concerto da togliere le parole anche al miglior giornalista”. Non è sufficiente nemmeno la scrittura per raccontare l’eccellenza del coro Elikya. Difficile descriverne il concerto di quest’ultima domenica prima di Natale. Tra i tanti appuntamenti corali che stiamo seguendo, quello proposto dal COE e promosso da don Giuseppe Buzzi della parrocchia del Caleotto ha a dir poco estasiato.

Ma partiamo dalla fine, dalle parole del parroco, che ringraziando la straordinaria formazione giovanile, ha incitato le parrocchie e gli incaricati della musica liturgica ad aprirsi, col coraggio più ardito, senza paura, perché dovendoci storicamente integrare con altre culture, sia agevolata la preghiera e la musica multietnica. Bellezza e pace nascono dallo spirito di ogni credo. Un processo nel quale dobbiamo farci protagonisti, fino a che ci accorgeremo che i bisogni fondamentali di un popolo sono gli stessi di tutti i popoli, a partire proprio dalla maternità, non sempre facile, in molti paesi del mondo.

Quindi veniamo al concerto, cominciando da un commento davvero positivo sulla presentazione dei brani, cosa che molti cori sottovalutano e non fondono nella realizzazione stessa dell’evento musicale, conferendogli la giusta importanza. Poi gli strumentisti, apprezzati soprattutto dalle prime file del pubblico, perché l’amplificazione ne toglieva lungo la chiesa la giusta diffusione, ma sensazionali tecnicamente e vicini emotivamente al canto. Quindi il coro. Energetiche fonti di positiva giovinezza, volti felici di cantare, occhi vivi, corpi ritmici. I brani sono stati di un’efficacia non da poco, senza falsi o azzardati virtuosismi che si sentono spesso in ambito sacro, quindi semplici ma proprio per questo capaci di entrare nei cuori di tutti. Sbalorditiva la direzione corale del maestro Raymond Bahati, della Repubblica Democratica del Congo, un vulcano di solfeggi che danzavano nell’aria.

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Il pomeriggio del Caleotto, che ha visto la chiesa gremita di lecchesi, non si dimenticherà in fretta, e ci si augura che questo indispensabile capitolo della musica corale contemporanea venga elevato negli appuntamenti di Lecco, al giusto livello, perché spesso non serve cercare all’estero i talenti corali. Li abbiamo molto più vicini di quanto pensiamo. E infine, come si diceva inizialmente, non essendoci parole per commentare adeguatamente, riportiamo quelle del fondatore del COE don Francesco Pedretti, che disse “Non c’è cosa più bella che ascoltare nel canto di tutti, un solo immenso grido di fratellanza”.

Michele Casadio