LECCO – Storie, sapori, suoni e cromatismi. La bergamasca, il lario e la Svizzera in una trilogia geografica che si unisce in un cammino d’arte vette e menti. Oggi il trekking organizzato da Orobie è già stato per metà vissuto, siamo nel cuore di un’avventura di grande spessore, sposalizio tra persone d’arte, musica, alpinismo, fotografia, cucina e sport.
Partiti da Ornica il 9 luglio, Italo Chiodi (artista e docente dell’Accademia di Brera di Milano), Davide Van de Sfroos e Martin Mayes (musicisti), Giulio Beggio, Simone Moro, Mario Curnis (alpinisti), Michele Fiocchi (attore), Marco Mazzoleni, Monika Bulaj e Baldovino Midali (fotografi), Michele Sana (cuoco), Mira Rai (skyrunner), Ferdy Quarteroni (contadino), Federico Balzan (naturalista), si sono tramutati in protagonisti di una traversata d’alto valore culturale e ambientale.
Il primo giorno prevedeva la salita da Ornica al Rifugio Falc passando per l’alpeggio della Valle d’Inferno, prima che il Falc si tramutasse in un nido di racconti accompagnati dalle sonorità del celebre Mayes. Ieri, 10 luglio, la giornata vedeva i camminatori lungo le tracce del tempo, in quel di Premana, cuore dell’alta Valsassina, dove la storia sembra fermarsi e tornare nel passato, quindi la discesa dai monti al lago, come in un respiro, e l’arrivo a Bellano.
Traversata pittoresca sul battello lariano per Colonno, fra i tragitti più illustrati dai macchiaioli lombardi. Ed ecco gli interpreti alle prese con la terza tappa del tour. Oggi il programma li porta a San Fedele d’Intelvi, dove alle 15 incontano il console del Touring Club Pino Spagnulo, poi a Casasco il concerto di Mayes che anticiperà la cena creata da Michele Sana, l’incontro con la Bulaj e “Coccodrilli” interpretato da Michele Fiocchi.
Domani, 12 luglio, la comitiva concluderà il sentiero ad Arogno (CH) incontrando Giorgio Gandola (direttore de L’eco di Bergamo) e Pino Capellini (direttore di Orobie) durante l’intervista a Van de Sfroos, poi alle 14.30 un’ora in compagnia del brillante e coinvolgente Italo Chiodi, l’artista bergamasco a tutto campo che intratterrà con “Il viaggio in un taccuino”, tema centrale di un percorso culturale come questo e anche del suo stesso cammino di ricerca artistica.
Un’iniziativa che ricorda il tempo dell’uomo, della sua velocità naturale, senza meccanismi digitali, nella straordinaria bellezza dei sensi, nell’ascolto del respiro, nella logica della fatica, della salita, del ricomporsi uomini a contatto con la nostra terra, e la verità, lo spirito del gruppo, lo scambio dei saperi.
Tutto questo nel saggio ed utile progetto condotto da Orobie, dove Emanuele Falchetti scrive ricordandoci di quello che ha unito genti per secoli, il cibo delle terra davanti casa, farine per i piatti poveri, feste e racconti. A seguire gli interpreti del sentiero de “La buona terra” immaginiamo solamente un merlo, nascosto tra il fitto dei rami, mentre raccoglie le storie che si raccontano, come in una fascina di legna e poesie*.
Michele Casadio
*pensiero tratto da “Cantar Galòse”, catalogo di Italo Chiodi