JIHADISTI/LUNEDÌ INTERROGATORIO
ED È CACCIA ALLO “SCEICCO”.
MOUTAHARRIK PRONTO A PARLARE

MOUTAHARRIK Abderrahim - classe 1988LECCO – Lunedì mattina gli interrogatori per i quattro aspiranti foreign-fighters arrestati nella mattinata di giovedì e sospettati di aver preso contatti con il sedicente Stato islamico anche per organizzare attentati sul suolo italiano. Sequestrati pc e smartphone, ora è caccia allo “sceicco” che avrebbe tenuto i contatti e convinto alla causa i lombardi.

Lo racconta Andrea Morleo sulle pagine de Il GiornoAbderrahim Moutaharrik, l’operaio-kickboxer che voleva partire per combattere con l’Isis con la moglie Salma Bencharki e figli, saranno difesi dall’avvocato Francesco Pesce così come Mohamed Khachia, il fratello minore di Oussama miliziano varesino ucciso in combattimento a Ramadi e assurto alla stregua di «martire» dai tre.

Il quarto soggetto arrestato nell’operazione Terre Vaste è Wafa Koraichi, una delle sorelle di Mohamed Koraichi, il marocchino già in Siria da oltre un anno con la moglie italiana Alice Brignoli e i loro tre bimbi piccoli. A loro volta i coniugi di Bulciago risultano ricercati per il medesimo reato. Senz’ombra di dubbio i quattro rimarranno in carcere a fronte dei gravi indizi a loro carico e soprattutto “dell’assoluta pericolosità sociale degli indagati, i cui propositi criminosi potranno essere bloccati soltanto con la più grave delle misure coercitive”, come scrive nell’ordinanza il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano Manuela Cannavale.

Kachia e Moutaharrik a LeccoUna pericolosità massima – prosegue Il Giorno – tanto da essere a rischio la stessa sicurezza nazionale. I quattro rimarranno in carcere perché esiste oltretutto il concreto rischio di fuga. La cosa ancora più importante per gli investigatori della Digos e del Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Francesco Cajani ed Enrico Pavone stanno analizzando pc, smartphone e altro materiale informatico sequestrato nel blitz mentre i quattro sono tutt’ora nel carcere di San Vittore. Si scava soprattutto nella rete dei contatti, i possibili fiancheggiatori e soprattutto per scoprire l’identità dello “sceicco” che benedice Rahim con la taqiyya.

“Ti faccio conoscere un po’ di ragazzi, attiriamo questi giovani di Lecco anche loro e gli metteremo a posto la testa”. Questo diceva lo scorso marzo Abderrahim Moutaharrik, il valmadrerese di origini marocchine, all’amico Abderrahmane Khachia. L’inchiesta milanese conferma l’intenzione di Moutaharrik di voler compiere attentati in Italia per ordine dell’Isis e le intercettazioni svelano una vera galassia legata all’estremismo.

Tuttavia il kickboxer avrebbe riferito al suo avvocato di essere “pronto a chiarire tutto“, perciò risponderà alle domande del gip dimostrando di non aver fatto mai nulla di concreto malgrado i propositi radicali che emergono nelle intercettazioni. Il procuratore Antiterrorismo e Antimafia Franco Roberti ha però fatto notarte che “si tratta di persone molto pericolose, in diretto collegamento con altri soggetti già operanti in Siria che incitavano a fare attentati in Italia: parliamo di un livello di pericolosità molto alto; il loro livello di operatività era invece basso“.