IN MOBILITAZIONE IL PERSONALE
DELLA PROVINCIA, “ABOLIRE
LA DELRIO E ELIMINARE I PRELIEVI”

LECCO – Le lavoratrici e i lavoratori della Provincia di Lecco, in occasione della giornata di mobilitazione indetta dalle organizzazioni sindacali di categoria (Funzione Pubblica Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl) si sono riuniti in assemblea ed hanno approvato all’unanimità il seguente documento.

provincia dipendenti esubero manifestazione presidioLa situazione in cui versano le Province può essere ben rappresentata da quello che ormai è null’altro che un ossimoro: il “bilancio di previsione”. Quello del 2017 al 30 settembre non è stato ancora approvato, dopo ben quattro proroghe, l’ultima delle quali nemmeno rispettata (la prima dal 30 dicembre 2016 al 28 febbraio 2017 con la “Legge di bilancio 2017”, la seconda al 31 marzo con il “Decreto Milleproroghe”, la terza al 30 giugno 2017 dal DM Interno 30 marzo 2017 e la quarta al 30 settembre dal DM Interno 7 luglio 2017).
Cosa ci possa essere di “previsione” in un bilancio che a tre quarti dell’anno già trascorso non si riesce ancora ad approvare lo sa solo chi vuole scientemente prendere in giro i cittadini, gli amministratori e i lavoratori delle Province e delle Città Metropolitane.

Coloro che usano strade e scuole lo vedono quotidianamente, riscontrando situazioni che in molti casi, sempre crescenti, assumono i contorni del degrado e, purtroppo, in talune circostanze evolvono in episodi di estrema gravità, a causa di un quadro di incertezza finanziaria che permetta agli enti una seria programmazione della gestione delle loro funzioni.
Lo vedono tutti i cittadini che non faticano a rilevare lo stato di “dismissione” delle funzioni di servizio da sempre svolte dalle Province, sottoposte ormai nell’ultimo triennio a un sovrappiù di stress, organizzativo e soprattutto finanziario.

La spesa di investimento a livello nazionale è infatti crollata di oltre il 62%: da 2,7 miliardi nel 2013 a 1 miliardo nel 2016.
In Provincia di Lecco dal 2012 al 2017 gli investimenti sono passati da 15 milioni a 5 milioni di euro, con una riduzione del oltre il 66%.
La spesa corrente a livello nazionale è crollata di oltre il 40%, mentre a Lecco solo quella per il personale, tra il 2012 e il 2017 è passata da 9, 1 milioni a 6,8 milioni, con una riduzione del 36%.

Per comprendere in modo inequivocabile la situazione si rileva che nel 2012 la Provincia di Lecco restituiva allo Stato 276.000 euro di tributi riscossi, mentre nel 2017 restituisce 19,3 milioni di euro.

Le scelte sbagliate operate dagli ultimi governi e particolarmente da quello precedente all’attuale, hanno portato al deliberato impoverimento delle Province. Con la legge di stabilità 2015, che ha imposto prelievi dai bilanci delle Province di un miliardo nel 2015, due miliardi nel 2016 e tre miliardi nel 2017, è stato determinato il dissesto finanziario di numerosi enti (oltre la metà delle Province delle Regioni a statuto ordinario) e una condizione di enorme difficoltà in tutte le Province, che si ripercuote pesantemente sui servizi ai cittadini.
In alcune Province si è giunti anche al mancato pagamento dello stipendio alle lavoratrici e ai lavoratori che perdura da alcuni mesi.

La stessa Corte dei Conti, di fronte al Parlamento, ha giudicato “manifestamente irragionevole” la riduzione delle risorse finanziarie alle Province e dai calcoli della SOSE (società del Ministero dell’Economia e della Banca d’Italia) emerge un quadro disastroso.
L’analisi di sostenibilità finanziaria dei bilanci di Province e Città Metropolitane eseguita dalla SOSE, infatti, per la provincia di Lecco e per la sola gestione delle funzioni fondamentali rileva nel 2017 uno squilibrio di 6,6 milioni di euro dopo la legge finanziaria 2015. I piccoli aggiustamenti che il Governo fa ripetutamente, cercando di diminuire i prelievi agli enti, coprono meno del 20% dei loro fabbisogni standard, cioè di quelli stabiliti dagli organismi del Governo stesso.

Lo Stato, dopo mesi di richieste dell’UPI, ha ridato alla Provincia di Lecco sotto forma di contributi straordinari solo 3,5 milioni per cui la differenza dovrà essere trovata riducendo le spese, anche per le funzioni fondamentali, per arrivare ad approvare un bilancio praticamente alla fine dell’anno. Stiamo sempre parlando del bilancio di previsione del 2017, cioè del fondamentale strumento di programmazione che dovrebbe essere disponibile almeno all’inizio dell’esercizio.

L’esito referendario del 4 dicembre scorso, che ha riconfermato l’assetto istituzionale con le Province come enti costitutivi della Repubblica, e il quadro finanziario descritto, sono chiari indicatori del fallimento di un disegno, politico e istituzionale, confuso e inefficace, che richiede senza tentennamenti una revisione urgente, seria e profonda, se non l’abrogazione, della legge n. 56/2014 “Delrio” la quale, si ricorda, avrebbe dovuto riordinare gli enti “in attesa della riforma costituzionale”, che la consultazione popolare ha largamente respinto.

È sempre più inevitabile invertire la direzione che porta al progressivo impoverimento delle Province e alla riduzione di servizi essenziali per la popolazione, come la mobilità, il diritto allo studio, la sicurezza del territorio e delle infrastrutture e la salvaguardia dell’ambiente. Il perdurante ritardo ad assumere le conseguenti decisioni politiche per il ripristino delle condizioni di normale funzionalità degli enti non fa altro che aggravare la situazione, accrescendo le responsabilità del Governo e del Parlamento, a cui chiediamo di intervenire nella direzione di ripristino della funzionalità degli enti provinciali, eliminando il prelievo delle risorse che sono assolutamente necessari per assicurare i servizi fondamentali ai cittadini.

La mobilitazione sindacale del 6 ottobre si fa carico di un problema che è politico e sindacale, perché a pagare le conseguenze della condizione di impoverimento e di difficoltà finanziaria delle Province e delle Città Metropolitane sono anche i lavoratori e le lavoratrici di questi enti, che le pagano due volte: una come tutti i cittadini in quanto utenti delle strade, delle scuole e dei servizi e l’altra come lavoratori di questi enti, per le ripercussioni che le condizioni di lavoro, nella situazione descritta, hanno sulla dignità e sul salario.

In questa giornata di mobilitazione i lavoratori e le lavoratrici delle Province rivendicano la difesa della qualità del lavoro pubblico e dei servizi per i cittadini. Essi contestano il teorema semplicistico e demagogico che vuole attribuire le responsabilità dello scadimento della qualità e della quantità dei servizi alla “burocrazia”, artatamente identificata con i lavoratori e le lavoratrici che, al contrario, subiscono due volte le scelte politiche che sono all’origine della situazione descritta; rivendicano il rinnovo del contratto, bloccato ormai da nove anni, che ha prodotto risparmi sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici senza contrastare la precarietà; chiedono che venga valorizzato il lavoro pubblico e la partecipazione dei lavoratori, attraverso un sistema di relazioni sindacali che superi l’approccio punitivo e unilaterale dell’attuale legislazione.

Per tutti questi motivi i lavoratori e le lavoratrici della Provincia di Lecco respingono le azioni di strozzatura finanziaria che spingono tutti gli enti verso il baratro e chiedono al Governo e al Parlamento di garantire uno stanziamento di risorse, partendo dalla prossima legge di bilancio, adeguato ad evitare agli enti il dissesto economico e una seria programmazione delle funzioni loro assegnate, il pagamento senza mesi di ritardo degli stipendi alle lavoratrici e ai lavoratori e una revisione urgente, profonda, se non l’abrogazione, della legge n. 56/2014 “Delrio”.

RSU della Provincia di Lecco