I LECCHESI “DALLA PARTE
DELLA COSTITUZIONE” CON QLL?
LE POSSIBILI MODIFICHE

duccio facchini

LECCO – Tante le persone intervenute ieri sera in Sala Ticozzi all’iniziativa pubblica organizzata dal nascente comitato referendario “Dalla parte della Costituzione”, un’occasione per approfondire e discutere a proposito delle modifiche che il disegno di legge costituzionale n.1429 vorrebbe apportare alla Carta e sul quale i cittadini saranno chiamati ad esprimersi in autunno tramite referendum confermativo.

Il dibattito, guidato da Duccio Facchini di Qui Lecco Libera – uno degli organizzatori dell’evento – è partito da alcuni presupposti: “Prima di cominciare a vedere quali modifiche vorrebbe apportare il DDL governativo alla Carta Costituzionale, ricordiamoci uno dei cardini che i costituenti hanno voluto la caratterizzasse: l’accessibilità del linguaggio. Una delle tragiche conseguenze infatti del ventennio fascista è stata l’aumento del tasso di analfabetizzazione e perché la Costituzione fosse il più possibile comprensibile per i cittadini oltre il 90% delle parole utilizzate per scriverla sono di uso comune. Teniamo presente questo principio nel leggere le modifiche proposte”.

searata qll

Un altro passaggio preliminare proposto dal relatore è stato quello di “Scardinare alcuni luoghi comuni sulla Camera del Senato, che, ripetuti come ritornelli, sono stati spesso sbandierati per sostenere la necessità della riforma costituzionale. Innanzitutto ci è stato detto che la camera alta andava riformata perché per sua struttura fisiologicamente distante dalle autonomie, se però andiamo a indagare sulla composizione per professione del Senato scopriamo che al primo posto ci sono proprio gli amministratori locali”, che tanto lontano dalle realtà comunali e provinciali non dovrebbero esserlo.

“È stato poi ribadito che il Senato costa, costa un miliardo di euro. Tuttavia l’ultimo bilancio approvato parla di 540,5 milioni di spese, il cui 43,2% sono di natura previdenziale e quindi non abbattibili trattandosi di diritti acquisiti. Infine non dimentichiamo che negli ultimi tre anni la camera alta ha risparmiato 115 milioni di euro. Se vogliamo parlare invece del tempo medio di approvazione delle leggi – grande cavallo di battaglia del governo – è vero che le tempistiche non sono agili, tuttavia se la legge è di iniziativa governativa i tempi di approvazione si riducono anche di 194 giorni, quindi il problema non sembra essere il Senato. Infine ricordiamo che se anche il governo ha adottato lo slogan ‘sono 70 anni aspettiamo questa riforma’, la carta costituzionale dal 1963 ha visto ben 16 proposto di modifica, di cui 12 sono state approvate”.

duccio facchini

Vero focus della serata sono stati però i cardini delle proposte di modifiche previste dal DDL Renzi-Boschi. “Il cambiamento più evidente della proposta di legge costituzionale riguarda il ruolo e la natura stessa del Senato, che non sarà più espressione della nazione come è oggi il Parlamento, ma ‘rappresenterà le istituzioni territoriali ed eserciterà funzioni di raccordo tra lo stato e altri enti’. A proposito della chiarezza espressiva voluta dai padri costituenti è da notare che non è affatto chiaro cosa si intenda con ‘istituzioni territoriali’ e tanto meno cosi siano le ‘funzioni di controllo’. Inoltre è da sottolineare che il Senato perde così il potere di controllo e la possibilità di accordare la fiducia al governo che rimangono di pertinenza della sola Camera dei Deputati”, strumenti preziosi per tutte le democrazie che non si capisce perché debbano essere limitati.

Ma veniamo all’elezione dei senatori – continua l’attivista – 95 saranno eletti dai consigli regionali e provinciali tra gli amministratori locali e 5 saranno di nomina del Presidente della Repubblica, che però non godranno più della carica a vita, ma avranno un mandato di sette anni non rinnovabile. Dunque da un lato è cancellata l’elezione diretta dei senatori – altro cardine delle democrazie – dall’altro vengono introdotti nella camera alta degli elementi di instabilità: infatti se dovesse decadere un consiglio regionale, anche i suoi consiglieri con la carica di senatore decadrebbero, inoltre viene eliminata quella forma indipendenza dai partiti politici rappresentata dai senatori a vita, che non hanno il problema di essere vincolati alla forza politica che li ha nominati. Altre modifiche proposte dal DDL che non sono di facile comprensione riguardano lo statuto delle opposizioni che, si legge, ‘è demandato alla Camera’ e l’immunità parlamentare che rimane intatta per deputati e nuovi senatori, così che eventuali indagini su consiglieri regionali – possibilità neanche troppo remota – potrebbero essere bloccate per l’immunità parlamentare che coprirebbe anche il consigliere regionale con la doppia carica”.

senato repubblicaUn altro aspetto della legge che fa riflettere riguarda l’enorme sbilanciamento tra Camera e Senato sulle tempistiche: “La Camera dei deputati concentra su di sé il potere legislativo imponendo tempi strettissimi al Senato che può esaminare in 10 giorni di tempo una proposta di legge passata alla Camera solo se lo richiede un terzo dei suoi componenti e ha poi 30 giorni per proporre modifiche, le quali tuttavia non sono vincolanti per la camera. Da notare che in materia di bilancio (la legge di stabilità) il termine si riduce a 15 giorni per il Senato, d’altro canto se la camera prende in esame una proposta legislativa del Senato ha sei mesi di tempo”. Altri aspetti che sembrano volere rallentare e non agevolare il processo democratico riguardano la quantità di firme necessaria a depositare una proposta di legge di iniziativa popolare “che è triplicata e, se è stato introdotto il referendum propositivo che nel nostro ordinamento mancava, ne è stata demandata alle camere l’attuazione. Qualche perplessità suscita anche la possibilità che il governo possa chiedere alla Camera di deliberare in cinque giorni la discussione di un punto ritenuto essenziale per il programma di governo, per non parlare della nuova maggioranza necessaria per eleggere il Presidente della Repubblica: dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti, quindi il 30%. Nuove regole anche per l’elezione della Corte Costituzionale: la Camera dei deputati sceglierà tre membri mentre il senato due, inoltre la Consulta avrà un nuovo compito: dare un giudizio preventivo sulla legge elettorale in 30 giorni. A proposito di legge elettorale, secondo quanto approvato dal Parlamento con la nuova legge lo sbarramento è fissato al 3%, le prime due liste che non raggiungono il 40% delle preferenze vanno al ballottaggio e chi vince al secondo turno ottiene il 55% dei seggi. Se invece una lista ottiene al primo turno almeno 40%, ha diritto al premio di maggioranza, cioè il 55% dei seggi. Da notare che la sentenza della Consulta sul Porcellum dichiarava parzialmente incostituzionale proprio il premio di maggioranza: è vero che al primo turno c’è la soglia, ma al secondo no”.

Davanti alle perplessità portate alla luce questa sera dal dibattito non resta che la possibilità di “un’azione dal basso, questa sera poniamo le basi di percorsi allargati di partecipazione, in grado di portare alla costituzione di un comitato referendario a tutela della Costituzione (come nel 2006) privo di bandiere, simboli o pregiudizi di appartenenza ma forte soltanto della partecipazione civica”, di cui questa sera è stato presentato il  verbale di costituzione.

Manuela Valsecchi