LECCO – Guardia medica cittadina presa d’assalto di sabato, dove la gente arriva con la certezza di venire visitata da un medico in tempi più rapidi rispetto al Pronto soccorso ospedaliero. E sotto questo genere di pressione, un sospetto caso di scabbia ha creato il subbuglio in sala d’attesa. Successivamente le proteste sono continuate dopo che il presidio sanitario è stato chiuso per questioni di sicurezza.
Ecco i fatti. Nella sede di guardia medica di via Tubi a Lecco nel primo pomeriggio si presenta il pullmino di una cooperativa che assiste gli immigrati in provincia, con un giovane che sta male. Al controllo emerge il sospetto sulla malattia dermatologica, infettiva se il contatto è prolungato. In ambulatorio non vi sono strumenti di protezione per i sanitari i quali devono recarsi in ospedale per recuperarli. Nel frattempo la struttura viene chiusa precauzionalmente (dalle 15 alle 17:30) e da qui lo spavento prima e la rabbia poi di chi era lì per farsi visitare: “Non ci siamo sentiti sicuri”.
La preoccupazione riguardava il probabile contagio, la mancata profilassi, l’assenza di uno specialista che potesse sia visitare il soggetto in questione sia soprattutto le persone che con lui erano in attesa del proprio turno. E che si è ritrovato “progioniero” all’interno dell’ex sede ASL, in attesa di notizie e con legittima paura per la propria condizione; tra le persone costrette per ore nella sala d’attesa anche una donna incinta.
Pure chi, dall’esterno, ha trovato per oltre due ore le porte dell’ambulatorio chiuse, non conoscendone il motivo si è sentito vittima di un disservizio e ha alzato i toni della protesta. Insomma, la cronaca di un poco tranquillo sabato pomeriggio in guardia medica a Lecco.
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