BRIVIO – Era il 4 dicembre 1884, nella Milano ancora confusa dalla nebbia dei campi e nell’odore acre dei Navigli, veniva al mondo Giulia Recli. Apparentemente una bambina come le altre, piccola donna in un secolo tremendamente maschilista ma con la fortuna di conoscere fin da subito, tra le nobili pareti di casa, la musica.
Giulia è infatti figlia della pianista Luisa Biancardi e del commendatore Luigi Recli. La sua è un’infanzia protetta, stimolante, intrisa di buona e alta cultura, affidata nella didattica musicale del pianoforte al M° Giovanni Maria Anfossi, e per la parte canora al tenore romagnolo Alessandro Bonci, di cui oggi il Teatro Lirico di Cesena porta il nome. Due guide d’eccezione che seminarono nella giovane Giulia frutti destinati a riconoscimenti artistici in ogni dove.
Ebbe l’onore di essere preparata in Composizione dal M° Ildebrando Pizzetti, tra i nomi fondamentali della musica del Novecento, direttore di diversi Conservatori e nominato nel ’39 Accademico d’Italia. Intanto la musicista riceveva commissioni e richieste dai teatri più prestigiosi, e collaborava spesso con la sorella Maria, poetessa e pittrice. Fu autrice di “Alba dell’Anima”, il poema sinfonico presentato all’Augusteo di Roma, dove per la prima volta compariva sul calendario teatrale il nome di una “compositrice”.
Nonostante l’essere donna non le rese spesso la strada in discesa, Il Giornale d’Italia parlando di lei, scrisse di un “battesimo del femminismo in musica”. Sono gli stessi anni in cui si parlava di Stravinskij, Schonberg, Ravel, Debussy, come i più celebri compositori e uomini della Musica del Novecento. Intanto le guerre, come sempre, limitarono le esecuzioni e la libertà di espressione artistica, infondendo anche nei musicisti, un clima di dramma interiore. Dovrà arrivare l’alba del dopoguerra, perché, per tutti gli anni cinquanta ancora, si parli di Giulia. Per meriti artistici e grandezza d’animo venne nominata vicepresidente del Sindacato dei Musicisti Italiani e presidente della Lyceum di Milano, mentre le sue opere venivano interpretate in Europa e America con grandissimo successo.
Ma gli anni sessanta la spinsero a un’attività più didattica che concertistica. Divenne infatti una meravigliosa maestra, amata e richiesta da giovani talenti, intanto scriveva e si dedicava alla saggistica e alla critica musicale. Il suo lavoro venne notato dalla Regina d’Italia e dalla Repubblica stessa, che le conferì il titolo di Commendatrice della Repubblica nel 1964 e nel 1969.
Nel 1970 fece in tempo a fondare nella sua amata Brivio, borgo dell’Adda che cullò i suoi ultimi giorni, il corpo musicale. Se ne contano pochi fondati da una donna, e Brivio ne porta l’onore e la responsabilità. Si, perché la musica, prima che emozione, è responsabilità e sapienza. Giulia Recli, di cui il corpo bandistico porta il nome, per volontà della stessa musicista, lascia sul tratto dell’Adda più pacifico e nascosto, i suoi ultimi fiati, certa che la musica se ne ricordi la dolcezza. Si spense il 19 dicembre 1970, mentre in qualche stanza, alcuni allievi la salutavano, suonandone delicatamente i capolavori.
Michele Casadio