FUSIONE CAMERE DI COMMERCIO:
SINDACATI CONTRO L’UNIONE
DELLA BRIANZA CON LODI E MILANO

Rita Pavan cislLECCO – Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato stamane il ricorso al Tar del Lazio contro il decreto Mise (Ministero dello sviluppo economico) del 13 ottobre scorso, che dava il via libera alla fusione delle Camere di Commercio Milano, Brianza e Lodi.

A parere delle organizzazioni sindacali, i singoli accorpamenti, tramite l’adozione del decreto ministeriale come quello impugnato, si pongono in violazione della legge, che attribuisce, differentemente dal passato, la competenza in materia di accorpamento delle Camere di Commercio al Governo. Quest’ultimo, a sua volta, attribuisce la specifica funzione ad Unioncamere, che vedrebbe quindi compromessa la sua attribuzione. Nel contempo, Cgil, Cisl e Uil hanno presentato motivazioni aggiuntive al ricorso presso il Tar della Lombardia, la cui prossima udienza è fissata per il 13 dicembre.

“Il decreto del Mise, infatti, non tiene conto del percorso riformatore in atto – sostiene Rita Pavan, segretaria generale della Cisl Monza Brianza Lecco – violando il combinato disposto della legge 580/93 (sulle Camere di Commercio), la legge del Rio e legge Madia, la cui dichiarazione di incostituzionalità non sembrerebbe intaccare il tema oggetto del ricorso”.

Nel frattempo, anche la Provincia di Monza Brianza, dopo essersi costituita ad adiuvandum al ricorso di Cgil, Cisl e Uil al Tar lombardo, ha deciso di proseguire nella medesima direzione. Nei prossimi giorni deciderà se con un proprio ricorso autonomo o, nuovamente, ad adiuvandum a quello notificato da Cgil, Cisl e Uil.

“Secondo noi – conclude Rita Pavan – non sono venute meno le motivazioni che avevano spinto Cgil, Cisl e Uil a ricorrere al Tar lombardo. Il processo di accorpamento di più Camere di Commercio (nella fattispecie tra Camere di Commercio che per circoscrizione territoriale corrispondono a distinte Province, che divengono Enti di area vasta, e una Camera di Commercio che per circoscrizione territoriale corrisponde a quella di una Città metropolitana) risulta illegittimo, in attesa del compimento normativo dei nuovi assetti locali e in attesa del referendum costituzionale. La partita è dunque ancora aperta”.