LECCO – Un milione di euro: questa la cifra già versata all’erario da un noto imprenditore immobiliare locale, proprietario di oltre 800 unità abitative nel territorio lecchese, smascherato dalla Guardia di Finanza di Lecco, nell’ambito dell’operazione di servizio denominata “DO UT DES”.
I finanzieri hanno fatto luce su un meccanismo fraudolento ben congegnato ed attuato: alcuni degli inquilini delle case di proprietà dell’imprenditore che a causa di ristrettezze economiche non riuscivano a far fronte al pagamento del canone di locazione, si accordavano per emettere false fatture fiscali, in favore della galassia di società a lui riconducibili, allo scopo di aumentare artificiosamente i costi di esercizio delle sue aziende, consentendogli successivamente, in sede di dichiarazione fiscale annuale, di abbattere i propri debiti con l’Erario.
L’operazione di servizio ha tratto origine dall’esecuzione, nel 2018, di una verifica fiscale d’iniziativa nei confronti di una ditta individuale di Calolziocorte, esercente l’attività di Costruzione di edifici, selezionata dai finanzieri sulla base di informazioni acquisite da una attività info-investigativa e dall’incrocio dei dati estrapolati delle banche dati in uso al corpo.
In particolare, dall’interrogazione dello “Spesometro”, risultavano operazioni imponibili di notevole rilevanza, incompatibili con la reale posizione contabile del soggetto in questione, che risultava essere evasore totale per gli anni d’imposta dal 2012 al 2017, oltre ad essere sprovvisto di uffici, di beni strumentali, di dipendenti e di non possedere alcuna documentazione fiscale inerente l’attività d’impresa edile.
Attraverso la documentazione contabile sequestrata dalla Procura, l’analisi della copia forense degli apparati informatici, gli incroci dei dati e delle informazioni assunte dai soggetti coinvolti e i controlli fiscali eseguiti nei loro confronti, è stato possibile innanzitutto ricostruire minuziosamente il vorticoso giro di fatture false, per un valore di circa un milione e mezzo di euro e determinare un’evasione di Iva di circa 100mila euro; in secondo luogo si è potuto accertare che lo stesso sistema fraudolento veniva utilizzato anche con altri soggetti, portando il numero complessivo degli indagati a nove, di cui cinque per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e quattro per averle utilizzate nell’ambito della dichiarazione annuale dei redditi.
In attesa del giudizio penale, l’Erario ha già incassato oltre un milione di euro comprensivi degli interessi e delle sanzioni previste.