LECCO – I drammatici fatti di ieri a Milano e Roma con il trasferimento forzato in questura di 52 migranti davanti alla stazione centrale, nel capoluogo lombardo, e la morte di un ambulante senegalese durante un blitz della municipale nel centro storico della capitale, testimoniano l’acuirsi di una gestione della situazione dei richiedenti asilo da parte dello Stato dai modi via via più invasivi e violenti. I migranti vengono visti come numeri da controllare: 50 in questura, 10 li portiamo lì, 100 là ecc..
Ognuna di queste persone, trattate come criminali o peggio, però, è una vita con una storia, non un numero. Questo il significato che il fotogiornalista Francesco Malavolta – impegnato da vent’anni nella documentazione dei flussi migratori verso l’Europa – vuole trasmettere con i suoi scatti: “ogni scatto, un racconto. Ogni racconto, una storia. Ogni storia, un tentativo di salvare la peculiarità della vita ritratta sfuggendo alla logica spersonalizzante dei numeri. Le sue foto testimoniano inoltre la tenace determinazione di questi viaggiatori per necessità che abbandonano la propria vita e il proprio paese nella speranza di salvarsi e costruire una vita più degna. Nei suoi scatti troviamo quindi una umanità dolente che continua a lottare senza soccombere alle ingiuste umiliazioni cui viene esposta, una umanità caparbia che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà”.
Le fotografie di Malavolta, una sintesi dei suoi ultimi sette anni di lavoro realizzato viaggiando dallo Stretto di Gibilterra all’enclave di Ceuta, da Lampedusa fino al mar Libico passando dal Mar Mediterraneo, dalla Grecia e le sue isole alla Turchia fino alla cosiddetta “rotta balcanica”, saranno esposte a Lecco all’istituto Fiocchi dal 17 al 23 maggio. La mostra, organizzata dall’associazione OnlusLezioniAlCampo con il patrocinio del Comune di Lecco e della Comunità Montana, si aprirà con una doppia conferenza con il fotografo siciliano nell’aula magna dell’istituto. Il primo incontro, mercoledì 17 maggio, alle 21, sarà aperto a tutta la cittadinanza. Mentre la mattina seguente Malavolta incontrerà gli studenti. Durante gli incontri verranno presentati alcuni video ed ascoltate alcune telefonate degli stessi migranti che chiedono disperatamente aiuto alle autorità.
LezioniAlCampo è una neonata associazione di volontariato, ma opera sul territorio lecchese da un anno e mezzo. “Con questa mostra e altre iniziative culturali, noi volontari di LezioniAlCampo intendiamo favorire la costruzione sul territorio di una cultura dell’accoglienza e del confronto. L’idea di proporre progetti di questo tipo, nasce dall’osservazione di quanto sta avvenendo nella città di Lecco dopo il notevole afflusso di migranti iniziato nell’agosto del 2015″.
Spontaneamente, nel settembre 2015, un gruppo di volontari si è attivato per organizzare lezioni di italiano, pensate in primis per i profughi del campo di accoglienza di Lecco Bione, in quanto hub, luogo di passaggio che non prevedeva nella propria convenzione l’insegnamento della lingua italiana. I volontari hanno costituito una vera e propria scuola che oggi conta sulla collaborazione di oltre 40 persone. La scuola non si è mai fermata, nemmeno nei mesi estivi. Lo scorso gennaio il gruppo si è ufficialmente costituito associazione.
“Oggi le nostre attività non riguardano solo l’alfabetizzazione degli ultimi arrivati. Continuiamo ad accompagnare i nostri primi studenti, ragazzi che ormai sono completamente autonomi nell’uso della lingua italiana e che stanno continuando la loro formazione frequentando la scuola media o corsi professionalizzanti. Li aiutiamo a creare contatti sul territorio per trovare un lavoro, una volta ottenuti i loro documenti definitivi. Collaboriamo anche con l’Associazione S.Vincenzo nella gestione di un appartamento che ospita tre ragazzi, che ottenuto lo status di rifugiato avrebbero diritto ad un posto SPRAR. I posti SPRAR al momento non ci sono e come avviene anche a Milano e in altre città chi riceve esito positivo dalla commissione territoriale si trova paradossalmente per strada.”
“È nostra convinzione che quando la gente del territorio conosce “lo straniero”, i pregiudizi cadano e le persone si vedano e si incontrino per quello che veramente sono: esseri umani. Grazie a questo riconoscimento svanisce anche la paura e le persone si ritrovano ad essere solidali. La nostra esperienza sul territorio ci ha insegnato a non stupirci più della grande disponibilità che si può incontrare per aiutare questi ragazzi a crescere e ricostruire le proprie vite. Al termine della mostra, destineremo le foto a un’asta benefica il cui ricavato possa andare a finanziare le attività dell’associazione LezioniAlCampo, in particolare quelle rivolte alla formazione”.