EDILIZIA/LA SFIDA SI CHIAMA RIGENERAZIONE URBANA. L’ESEMPIO ‘SMART’ DI TORINO

ANCE ASS1LECCO – Sono ben 2 miliardi i metri quadri del patrimonio edilizio italiano, pubblico e  privato, che necessitano di essere ristrutturati e che potrebbero generare interventi per 500 miliardi di Euro, con evidenti ricadute anche sull’occupazione. Un dato impressionante, che testimonia come il tema della riqualificazione del costruito possa rappresentare davvero una grandissima opportunità per l’industria delle costruzioni, oltre che un’occasione straordinaria per migliorare la qualità della vita delle nostre città.

Proprio per questo, ANCE Lecco ha voluto dedicare la propria Assemblea annuale a sondare questo argomento, proponendo un titolo che, nonostante le difficoltà del presente, sa guardare al futuro: “La rigenerazione urbana: sfida e opportunità per l’edilizia e il territorio”.

I dati della crisi

E su questo tema si è interamente sviluppata la relazione del presidente Sergio Piazza. Punto di partenza, ovviamente il momento di estrema drammaticità che sta vivendo il settore, testimoniato da una serie di dati che ne hanno fotografato la situazione a livello nazionale, regionale e locale.

“In Italia dal 2012 al primo semestre 2014 abbiamo perso come settore quasi 250 mila occupati. Oltre 57 mila imprese edili hanno chiuso dal 2008 al 2012. – ha infatti evidenziato il presidente di ANCE Lecco -Guardando la Lombardia, dal 2008 ad oggi l’industria delle costruzioni ha perso circa 90 mila posti di lavoro, mentre dal 2008 al 2012 sono uscite dal mercato oltre 12 mila imprese. Sempre dal 2008 al 2012 i permessi di costruire si sono ridotti di oltre il 70% e le compravendite di unità immobiliari ad uso abitativo sono crollate da 141.558 a 81.514 nel 2013. Anche i mutui erogati per investimenti in edilizia residenziale sono calati dal 2007 ad oggi del 60,1%, con un’ulteriore diminuzione nel primo semestre di quest’anno del 12%; per l’edilizia non residenziale addirittura il crollo è stato in sette anni del 70,8%, con un’ulteriore variazione negativa nei primi sei mesi del 2014 del 17,1%. Se il mercato privato soffre, non parliamo del versante pubblico, come testimonia la notevole contrazione dei bandi di gara. In questo quadro negativo, Lecco non fa purtroppo eccezione: rispetto al 2008 abbiamo perso 291 imprese (il 31%), 1.715 lavoratori (il 38,6%) e 99.545 ore lavorate (il 38,6%)”.

Ripresa dei mutui e costo del denaro: due opportunità da cogliere

A fronte di questi risultati, vi sono due elementi che possono rappresentare, in prospettiva, altrettanti volani di crescita: da un lato, dopo anni di forte calo (- 65,8%), i mutui alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni sono tornati al segno positivo nel primo semestre di quest’anno, con una crescita del 3,4% sullo stesso periodo del 2013; dall’altro il costo del denaro è ai livelli più bassi che si possano ricordare ed è quindi un momento favorevole per stipulare un mutuo immobiliare.

“Ma è evidente – ha sottolineato Piazza – che di ripresa del settore si potrà parlare solo nel momento in cui si riprenderà il Paese nel suo complesso e, con esso, tornerà a crescere anche la fiducia della gente. È per questo che guardiamo, con la giusta attenzione e speranza, alla stagione di riforme che il Governo italiano sembra finalmente aver avviato. E, come ogni stagione di riforme che si rispetti, è necessario remare tutti verso la stessa direzione, ciascuno nella consapevolezza della parte di responsabilità che è chiamato a mettere in campo in una prova così difficile e dall’esito vitale per il nostro Paese. Un impegno e una corresponsabilità che parte dal basso, dal territorio in cui viviamo, per coinvolgere tutti i diversi livelli decisionali”.

Ripartire dal territorio

Ripartire dunque dal territorio. È questa la richiesta che i costruttori lecchesi hanno lanciato alle autorità e ai rappresentanti delle istituzioni presenti, con l’obiettivo di imprimere finalmente un cambiamento. Perché, stando a quanto visto sinora, questa assunzione di responsabilità da parte del pubblico, anche a livello locale, è mancata. “Basti vedere come quasi nessuno dei nostri Comuni abbia colto l’opportunità recente della stesura del Piano del Governo del Territorio per farne quello strumento di reale programmazione economica a cui il legislatore aveva in realtà pensato. – ha sottolineato il presidente di ANCE Lecco – Se esaminiamo i diversi PGT approvati nell’ambito della nostra provincia, è difficile scorgere in essi visioni di prospettiva che facciano pensare ad un possibile rilancio del tessuto economico locale. Così si continua a parlare di manifatturiero e di turismo, senza realmente porre le basi per una ripresa del primo e un decollo del secondo. Anche la burocrazia continua ad incrostare, in alcuni casi, l’operato degli uffici tecnici dei nostri Comuni. Lo fa in maniera spesso quasi sfrontata, quasi che non ci si rendesse conto che, a furia di procedere in questo modo, le stesse casse comunali tendono inesorabilmente ad apparire sempre più vuote di risorse e che la paralisi del nostro settore equivale, nei fatti, ad un impoverimento diffuso. La mancanza di professionalità si coniuga spesso con l’arroganza del potere e la certezza di un posto di lavoro comunque al riparo da ogni pericolo. La burocrazia, così, si auto-alimenta, alla ricerca della conservazione dello status-quo”.

Prevenzione: priorità del Paese

Intanto, complice anche un “patto di stabilità” che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti, vengono sempre più a mancare investimenti in opere pubbliche da parte degli enti locali, con i risultati che i recenti fatti della Liguria stanno ad evidenziare: “Il tema della prevenzione – e quindi della manutenzione del territorio e della ristrutturazione del patrimonio pubblico – sono priorità per il nostro Paese, a livello locale, regionale e nazionale. Una priorità su cui è fondamentale continuare ad intervenire con grande forza e decisione, per evitare il dramma che ha causato vittime e toccato al cuore centinaia di famiglie. La cultura dell’emergenza, come abbiamo visto, non paga, mai. Anche perché, in emergenza, non solo si rischia di lavorare peggio e male. Ma, al tempo stesso, vi è il pericolo che ad accaparrarsi i grandi appalti siano sempre i soliti noti, lasciando non pochi dubbi di trasparenza sul rapporto che vige tra questi gruppi e la classe politica o i Grand Commìs di Stato. Dobbiamo avere la capacità di proseguire sulla strada che ANCE ha già da tempo intrapreso: una strada che punta a favorire e semplificare la partecipazione agli appalti pubblici delle piccole e medie imprese, che sono il cuore del nostro sistema”.

Dalle ristrutturazioni e riqualificazioni il 67% del fatturato del settore

Ma soprattutto dobbiamo cogliere l’opportunità che ci viene offerta dalla grande sfida rappresentata dal processo di rigenerazione urbana. “Già in questi ultimi anni, se l’edilizia ha potuto comunque sopravvivere in un contesto economico più che difficile, molto è ascrivibile agli interventi di ammodernamento e riqualificazione del patrimonio urbano dei nostri comuni. Gli incentivi fiscali via via introdotti, confermati e ampliati nella loro destinazione a favore sia della ristrutturazione edilizia che dell’efficientamento energetico degli edifici hanno sortito il loro effetto positivo sul mercato. Non è un caso che, dalle manutenzioni, arrivi ben il 67% del fatturato dell’intero settore: ben 28 miliardi di Euro investiti nel 2013, con un aumento del 40 per cento rispetto al 2012. E una recentissima indagine del Cresme stima in 33 miliardi di Euro gli investimenti per la riqualificazione energetica che verranno raggiunti a fine 2014”.

Il 2020, anno entro il quale occorrerà che tutti i Paesi firmatari del Protocollo di Kyoto equilibrino il proprio consumo energetico, è del resto più vicino di quanto sembri. E sull’inquinamento atmosferico l’obsolescenza del parco immobiliare dei nostri paesi incide per ben il 30% delle emissioni di CO2. Senza contare la carenza di servizi, lo spreco di spazi interni, la vetustà degli impianti, la mancanza di isolamento termico e acustico, l’assenza di una progettazione e realizzazione in chiave anti-sismica.

Ecco perché “attuare un processo di rigenerazione urbana significa favorire un profondo cambiamento e una radicale riorganizzazione dello spazio abitato in base a nuovi princìpi, a nuove funzioni e a nuove logiche di sviluppo, che mettano al centro l’uomo di oggi e le sue esigenze e si pongano nella direzione della sostenibilità e dell’utilità sociale. Significa reinventare le nostre città, mettendo mano ad interi quartieri degradati, ad aree sottoutilizzate ad edifici e spazi dimessi. Significa, in sintesi, migliorare la qualità della vita urbana in una logica di maggiore integrazione tra attori pubblici e privati, interessi individuali e collettivi. Ecco perché, per realizzarsi, tale processo, deve vedere l’attivo coinvolgimento di tutti: imprese che sappiano lavorare in sistema tra loro, impiegando le più avanzate tecnologie costruttive e le più performanti soluzioni; professionisti che sappiano progettare edifici all’insegna della sostenibilità e dell’efficienza energetica, capaci di integrarsi fra loro e di integrare funzioni private e collettive; banche che credano in un progetto di riqualificazione urbana e lo sostengano investendo nella sua profittabilità; comuni che mettano a disposizione adeguati incentivi, anche legati alla fiscalità locale, per favorire processi di miglioramento della città”.

Un esempio concreto

PIAZZA E LAVOLTAPrima di passare la parola ad Enzo Lavolta, assessore alle politiche per l’ambiente, l’energia, lo sviluppo tecnologico e i lavori pubblici del Comune di Torino, Sergio Piazza ha voluto provocatoriamente evidenziare, attraverso un esempio, i molteplici vantaggi – economici ed ambientali – che la riqualificazione di un edificio esistente, mediante la sua demolizione e ricostruzione in classe A, potrebbe determinare. E ciò a costi davvero ridotti, se si tien conto dei benefici fiscali esistenti e dei bonus che i comuni potrebbero mettere in campo. Vantaggi che si traducono in una spesa di circa 30/35 mila Euro per un appartamento di 100 mq, con un risparmio energetico di 1000 Euro all’anno. “Rigenerare una città è dunque un’opportunità straordinaria.- ha concluso Piazza – Ma è anche una sfida. Una sfida che deve vedere tutti gli attori coinvolti: professionisti, imprese, banche ed enti locali”.

Torino: smart city

LAVOLTAE proprio l’esempio di Torino, che sta attuando attraverso una serie di progetti “green” e “smart”, fra loro strettamente interconnessi, dimostra che si tratti di una strada percorribile. L’ha evidenziato l’assessore Enzo Lavolta dedicando particolare attenzione al progetto “Smile”, acronimo di Smart Mobility, Inclusion, Life&Health and Energy. Un intervento che si sviluppa su questi cinque settori vitali che l’Amministrazione comunale – in partnership con enti territoriali, università, Politecnico, centri di eccellenza e ricerca, aziende, fondazioni e associazioni di categoria – ha individuato quali prioritari per migliorare e valorizzare l’intelligenza “smart”  della città, con l’obiettivo di costruire una città intelligente, in cui la qualità della vita migliora grazie alla capacità di promuovere una mobilità pulita e sostenibile, ridurre i consumi energetici, produrre alta tecnologia, offrire cultura, essere accessibile.

Punto di partenza, come affermato Lavolta, è “un nuovo modo di ingaggio tra pubblico e privato”, che si sostituisca al project financing, formula che in una situazione di crisi economica sta palesando tutti i suoi limiti. “Occorre un rapporto nuovo e smart tra pubblico e privato. – ha affermato – Uno spazio di gioco che, nel nostro caso, ha coinvolto oltre 350 soggetti: dal loro lavoro sono emersi 45 progetti concreti che oggi stiamo attuando”.

Le risorse esistono: occorre recuperarle

Quanto alle risorse, non è vero che non ne esistano. Occorre, anche in questo caso, cambiare l’approccio. “Il programma Horizon 2020 dell’Unione Europea mette a disposizione risorse per sostenere obiettivi compatibili con l’innovazione e il risparmio energetico. Occorre riuscire ad intercettarle: oggi l’Italia per ogni Euro investito in Unione Europea ne recupera solo 40 centesimi, diversamente da Gran Bretagna e Germania che ne recuperano esattamente Euro 1,20 ed Euro 1,35. Bisogna diventare smart, che significa intelligenti e furbi, al tempo stesso”. Per altro, la green economy ha il vantaggio di non riguardare un solo settore, ma di  coinvolgere, attorno al tema del miglioramento delle condizioni ambientali delle nostre città e del loro sviluppo sostenibile, molteplici aspetti. Ma non basta: “Occorre anche che le pubbliche amministrazioni locali sappiano riorientare la spesa pubblica e le risorse, indirizzandole dove esiste davvero l’eccellenza, acquistando servizi e beni da operatori economici davvero innovativi. Solo così si crea una cultura diffusa e una coscienza collettiva di essere tutti partecipi al miglioramento delle nostre città, in una logica “win to win”, dove tutti hanno benefici: imprese, cittadini e comuni”.

È necessario, dunque, saper “pensare lungo” e, al tempo stesso, superare vecchi schemi, proponendo incentivi reali per chi interviene sull’efficientamento energetico degli edifici e stimolando i territori perché siano gli stessi soggetti privati a recuperare un ruolo concreto nell’innovazione delle nostre città.

Le premiazioni

ANCE PREMIATI

L’assemblea di ANCE Lecco si è conclusa con le premiazioni alle imprese. Dopo aver ricordato la scomparsa prematura di Nicoletta Lazzarini, imprenditrice edile e componente del Consiglio direttivo, il presidente Sergio Piazza ha affidato al Gruppo Giovani dell’Associazione il compito di premiare le imprese con più lunga fedeltà associativa. Per i 44 anni di appartenenza al sistema associativo è stata premiata l’Impresa Bianchi Costruzioni Srl di Ballabio. Hanno tagliato i 43 anni di iscrizione l’impresa Riva Carlo & C snc di Cesana Brianza, l’Impresa Costruzioni Augusto & Alfredo Sangiorgio Srl di Cesana Brianza e l’impresa Costruzioni Edili Sangiorgio Srl di Garbagnate Monastero.

Per i 41 anni di fedeltà associativa sono state premiate l’impresa Pelucchi Srl di Sirone, l’impresa Fontana Salvatore di Mandello del Lario e l’impresa Pensa Costruzioni & Asfalti Srl di Valmadrera. Infine, per i 40 anni, il riconoscimento è andato all’impresa F.lli Colombo Srl di Cesana Brianza.

Un riconoscimento particolare è da ultimo andato al Cav. Antonio Colombo, della Colombo Costruzioni SpA: “un’azienda le cui realizzazioni, progettate da alcune delle più famose firme dell’architettura internazionale, oggi sono sulle prime pagine di tutti i media e caratterizzano l’immagine contemporanea di alcune delle principali città del nostro Paese, divenendone in molti casi vere e proprie icone di architettura”.

PIAZZA ANCE