DROGA NEI BOSCHI E IN TRENO:
DUE DELLA BANDA DEL ‘DIABLO’ RISCHIANO 7 E 5 ANNI DI CARCERE

el diablo slide 4LECCO – Rispettivamente sette anni di reclusione più 30mila euro di multa e cinque anni e sette mesi oltre a una sanzione di 22mila sono le pene richieste dal Sostituto procuratore della Repubblica Nicola Preteroti per Francesk Mecaj e Williams Barone, imputati nell’ambito dell’operazione antidroga “El Diablo condotta dalla Squadra mobile della Polizia di Lecco.

Come spiega un operatore della Questura cittadina, “Barone è stato identificato ai tempi dell’indagine dalle intercettazioni telefoniche del gruppo di spacciatori marocchini – già tutti processati e condannati dopo aver patteggiato o essere ricorsi a riti alternativi –. In particolare in una telefonata del febbraio 2015 uno dei fratelli Kabal gli chiedeva di portare nel bosco sopra la stazione di Civate – uno dei luoghi nevralgici di spaccio – dell’ammoniaca e della plastica. A partire da questa circostanza abbiamo cominciato a delineare il ruolo di Barone”.

Ruolo che si è poi definito tramite le deposizioni di due consumatori di cocaina ed eroina che allora si rifornivano proprio dalla banda del Diablo: “Willi – così lo chiamano gli amici e conoscenti italiani – è capitato che mi portasse la roba e io pagassi lui, ma sempre per conto dei marocchini, lui era un cavallino, faceva da palo”, dichiara una trentaduenne di Monticello. “Sì mi ricordo di lui, faceva da palo ai marocchini che spacciavano nel bosco di Civate, a volte mi portava lui quello che ordinavo al telefono quando aspettavo in auto e non salivo su per la montagna, altre volte era lì insieme agli altri acquirenti e si faceva soltanto” aggiunge un uomo di Colico.

el diablo spaccio 5È lo stesso imputato che poi interviene per fare chiarezza, in particolare su uno dei fatti che gli sono stati contestati: il trasporto in treno il 18 febbraio dello scorso anno di 100 grammi di cocaina fino a Cassago assieme a uno dei fratelli Kabal. “Mi hanno solo chiesto di fare da palo – precisa il trentunenne di Cassago – io non ho neanche mai toccato la borsa, ho solo controllato che non ci fossero la Polizia o i Carabinieri nella stazione dove abbiamo preso il treno e in quella dove siamo scesi. A me la droga non la lasciavano mai in mano per venderla ad altri, perché non si fidavano di me, ero un tossicodipendente e sapevano che l’avrei usata io. Mi limitavo a fare loro dei piaceri come portare da mangiare o il tabacco per avere in cambio la mia dose”. Tesi sostenuta con forza anche dall’avvocato Nicoletta Austoni, la quale sottolinea che tra le tantissime fotografie scattate dalla Polizia in quasi un anno di indagini “non ce n’è nemmeno una in cui si vede Barone nell’atto di vendere droga e a casa sua non è stata trovata traccia di sostanze stupefacenti”.

Di altro avviso il Pubblico ministero che nella sua discussione finale sottolinea come “è stato raccolto un numero tale di prove da condannare i due imputati presenti come anche gli altri che hanno patteggiato: ci sono intercettazioni, tabulati telefonici, c’è il riscontro visivi degli operanti della Questura e degli acquirenti, ci sono stati i sequestri della cocaina e dell’eroina. Non stiamo dicendo che Barone fosse il proprietario delle sostanze ma gli stiamo contestando che con la sua disponibilità a fare da palo, a trasportare la droga abbia agevolato l’attività di Kabal”.

A novembre interverranno anche gli avvocati difensori dei due imputati e poi verrà emessa la sentenza.

Manuela Valsecchi