DOPO L’ATTACCO A CHARLIE HEBDO ANCHE LECCO SI INTERROGA SULL’INTEGRAZIONE

SAMSUNG CSCLECCO – Blasfemia, terrorismo, integrazione, multiculturalismo. Sono i temi emersi durante l’incontro “Liberté, egalité, fraternité oggi” promosso dal comitato Vive le français in collaborazione con il Comune e la Provincia di Lecco. A un mese dalla strage di Parigi e nella giornata nazionale contro il terrorismo, la guerra e la violenza, in sala Ticozzi, sabato 7 febbraio, si è aperto il confronto tra Olivier Brochet, console generale di Francia a Milano, Bernadette Sauvaget, giornalista di Libération e il giornalista Luigi Geninazzi.

A fare gli onori di casa ci ha pensato il presidente della Provincia Flavio Polano che ha poi passato la parola alla giornalista Anna Pozzi, chiamata in veste di moderatrice.

SAMSUNG CSC“I fatti di Parigi ci hanno scosso perché riguardano tutti noi – ha sottolineato Francesca Negrini del comitato organizzatore –. Abbiamo decido di essere qui per dare una chiave di lettura differente, per dare spazio al dialogo e fare anche una riflessione con uno sguardo aperto alla pace, sentiamo questa necessità ogni giorno in classe, che rappresenta un microcosmo. Quando si impara la lingua si entra in un mondo, si cominciano ad accettare le regole della lingua, la lingua è come una casa che accoglie, dove ci si sente a proprio agio, è il primo mezzo di integrazione”.

SAMSUNG CSCIl console ha voluto invece ringraziare tutti per i gesti di solidarietà e amicizia: ”Siamo rimasti profondamente colpiti, perché gli attacchi terroristici sono stati degli atti vili e ignobili. La rivolta dei francesi e dei democratici di tutto il mondo rappresenta il rifiuto delle barbarie di Parigi e perpetrate a Tolosa, a Londra, Madrid, New York o quelle che si vedono in Siria, Iraq e Nigeria. Questa rivolta si manifesta con “Je suis Charlie”, milioni di persone si sono identificate in Charlie anche se la maggior parte di loro non l’ha mai letto, c’è anche a chi non piace, ma tutti ci siamo trovati uniti nel dire con forza che possono esistere ed esprimersi liberamente potendo criticare e provocare, perché senza la libertà di espressione la tirannia spaventa. I terroristi hanno messo in discussione la libertà di credere, di esprimersi colpendo i francesi, calpestando l’uguaglianza e la fratellanza, i valori fondamentali della Repubblica francese – ha continuato – i cittadini europei hanno immediatamente percepito la gravità e sono scesi in piazza insieme ai francesi. Tutti hanno voluto esprimere con forza e dignità il loro attaccamento al motto della repubblica francese contro le barbarie e la conferenza di oggi rientra nell’ambito di questa rivolta”.

SAMSUNG CSCEd è a questo punto che l’incontro si è fermato per dare modo al gruppo di musulmani presente in sala di poter fare la loro preghiera, un gesto che è stato molto apprezzato dai diretti interessati che tramite il rappresentante del centro culturale Assalam hanno voluto ringraziare per la pazienza i presenti.

Il dibattito è poi entrato nel vivo con l’intervento della giornalista francese Sauvaget: “Questa presa di coscienza è molto preziosa, dobbiamo coltivarla per affrontare la sfida che abbiamo davanti. La libertà è prima di tutto libertà di espressione per i francesi, per capire la società bisogna partire da una riflessione anticlericale perché la Francia è stata costruita proprio su questo elemento appunto anticlericale già prima del 19esimo secolo con la rivoluzione francese e i transalpini sono molto sensibili a questo tema. Per questo la libertà di espressione come la intendiamo noi è difficile da comprendere, spesso vuol dire difesa della laicità”.

Il pensiero della giornalista francese, visibilmente toccata da ciò che è successo nel suo paese, va al futuro:”Questi episodi di violenza estrema rappresentano il picco di una situazione che dura da anni, gli attacchi necessitano una risposta ferma di condanna, i politici non devono generalizzare, ma intervenire con delle politiche mirate. Il governo ha decretato la lotta al razzismo e all’antisemitismo come lotta nazionale, io dico che bisogna aprire anche un dialogo con la comunità religiosa. I media devono dare la parola a tutti, spetta a noi spiegare a chi è scioccato da certe pubblicazioni che non sono loro presi di mira ma è solamente una concezione di vita”.

SAMSUNG CSCGeninazzi ha tentato, invece, l’arduo compito di rispondere a domande che in molti ci facciamo: cosa ha trasformato i terroristi che hanno attaccato Charlie Hebdo in feroci guerrieri, pronti a morire pur di uccidere? Come possiamo contrastarli in modo efficace?
”Credo che il problema nasca dal fatto che la religione si sia trasformata in ideologia – ma penso anche che non si possano identificare milioni di fedeli musulmani come terroristi. Non dimentichiamoci che ciò che è successo un mese fa a Parigi non è stato frutto di un’esplosione di terrore cieco di kamikaze, ma di assassini ben addestrati, soldati pronti ad atti di guerra contro obiettivi individuati come nemici; in questo caso francesi di seconda generazione. Siamo sempre stati abituati a convivere con il terrorismo globale di matrice islamica, un fenomeno estraneo che arrivava da luoghi lontani, montagne polverose impervie dell’Afghanistan… Oggi non è più così”. E allora per esprimere meglio il suo pensiero Geninazzi richiama una frase di Goethe:”La tolleranza deve essere una fase di passaggio verso il riconoscimento del vero e del bene che c’è nell’altro altrimenti è qualcosa di insignificante. É questo il modo con cui possiamo contrastare il terrorismo e dialogare con i jihadisti”.

E poi un esempio legato al territorio: ”11 mesi fa dopo la tragedia delle sorelline della madre a Chiuso c’è stata una commovente messa con il padre islamico presente e il sacerdote che ha detto ‘Noi siamo qui – rivolgendosi ai musulmani e agli amici del padre distrutto dal dolore – nel pieno rispetto della vostra fede, della vostra tradizione religiosa ma cosa possiamo darvi? Niente di più prezioso se non Cristo crocifisso’. Questo per dire – ha spiegato Geninazzi – che solo con un atteggiamento di tranquilla fierezza di quello che siamo e di generosa apertura alle ragioni dell’altro potremo sconfiggere chi vuole distruggere i fondamenti della nostra laicità”.

È toccato, poi, a Padre Angelo Cupini della Casa sul Pozzo raccontare il proprio vissuto: ”Dopo ciò che è successo i nostri ragazzi hanno cominciato a farsi molte domande e anch’io mi chiedo come si possa accompagnare i giovani nel loro percorso se non camminando insieme. Una città deve essere testimone di questo tempo, di fronte a queste barbarie; dobbiamo cercare in noi stessi, stimolare e promuovere la coscienza personale”.

SAMSUNG CSCA testimoniare l’impegno quotidiano nel campo dell’integrazione era presente Giorgio Redaelli, presidente di Les Cultures:”Abbiamo iniziato a sviluppare la nostra attività su più fronti realizzando progetti di sensibilizzazione soprattutto a scuola, ma anche iniziative e incontri per cercare di rimuovere i preconcetti e gli ostacoli contro l’integrazione. Cerchiamo di capire le culture, partendo dalla lingua, ma non solo, studiando cosa sta succedendo all’estero nei paesi d’origine della persona che stiamo accogliendo. L’immigrazione e il contatto tra le culture per noi è sempre stata un’opportunità, non un problema”.

Elena Pescucci