DON GIOVANNI MILANI MEDITA NELLA PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

Il brano che ci è proposto è, come sempre, ricco di insegnamenti e innanzitutto ci mostra l’accoglienza di Gesù verso il peccatore che non è giudicato, piuttosto avvolto di benevolenza; è pure interessante che qui sia una donna, ne troveremo altre sfogliando i vangeli, che ci permette anche di vedere come l’atteggiamento di Gesù verso di loro si stacchi sorprendentemente dalla bassa considerazione che vigeva ai suoi tempi. 

Ci è ben narrata la scena di un pasto cui si fa onore al rabbi Gesù da parte di un fariseo che è la prima persona, nel vangelo di Luca, che Gesù chiami per nome – volge dunque anche a lui benevolenza! – in cui si intrufola un personaggio tanto inaspettato: una peccatrice, una meretrice che pone gesti singolari. Tutto ci parla della clemenza, dell’amore che è il segno vero della missione stessa del Signore. 

Gesù, secondo il costume è sdraiato alla tavola e la donna “dietro, presso i piedi di lui”. Fermiamo l’attenzione proprio ai piedi, che nell’originale (non nella nostra traduzione) sono nominati significativamente ben sette volte, e al lavare i piedi che era compito dei servi, degli schiavi ed era praticato nella prostituzione come gesto d’accoglienza e pure il Signore Gesù in segno d’umiltà e servizio praticherà nel momento tanto alto dell’ultima cena. 

Quella povera donna si presenta con l’alabastro del profumo lo sparge sui piedi che bacia, piange lacrime che li lavano e li asciuga sciogliendo i capelli (scioglier i capelli era gesto d’intimità): tutti gesti che non sono certo comuni in pubblico, eppure Gesù lascia fare: qui dicono di quell’estremo affidarsi che sa leggere rettamente, non quanto il “giusto” Simone che, per quei gesti, vorrebbe screditare lo stesso Gesù, il maestro che pur ha invitato a condividere la mensa. 

Ecco allora la parabola in forma di domanda cui Simone risponde nell’ovvietà dell’amare di più di chi ha avuto maggior vantaggio (pure il termine è un raffinato: ἐχαρίσατο che esprime il far grazia: benevolenza, prima che condono) e Gesù volge ad insegnamento riprendendo i gesti della donna – simboli e manifestazioni dell’amore – per confrontarli con l’adempimento della Legge dello stesso fariseo che però non aveva saputo praticare, con il rabbi invitato, i segni cortesi dell’accoglienza. 

L’insegnamento passa ben oltre l’episodio, ci ammaestra su ciò che più importa: non dunque l’osservanza della Legge in sé, ma l’amore con cui è osservata la Legge, anzi, all’amore come guida alla Legge. 

Mi piace attirare attenzione a come il Signore Gesù non solo si rivolga alla donna, ma la congedi: πορεύου εἰς εἰρήνην, va’ in pace, meglio: cammina verso la pace! Questo augurio, questa benedizione possa rivolgere il Signore a tutti noi in questo tempo così complicato da pretesa giustizia fin negli scontri di guerra.

 

Don Giovanni Milani