La pagina del vangelo di oggi ha subito bisogno della precisazione di che cosa siano “tutte queste cose” riportate dai discepoli a Giovanni, pare infatti che da queste nasca la domanda perplessa del Battista che, dobbiamo ricordare, stava in prigione e non poteva raggiungere direttamente Gesù.
“Tutte queste cose” sono gesti di misericordia cordiale: la guarigione del servo del centurione (e l’elogio della sua fede: di un pagano!) e la risurrezione commossa del giovinetto, unico figlio, della vedova di Naim.
Pare quasi, e ci meraviglia, che la bontà sensibile aperta a debolezze e sofferenze faccia problema a Giovanni. Siamo nel vangelo di Luca che registra, nel suo inizio, il sussulto di gioia addirittura nel grembo all’avvicinarsi di Gesù: lo conosceva allora non più ora dal carcere?
Giovanni ha convinta certezza di chi sia il Signore Gesù, ma crede di dover chiedergli conto (con la solennità di due testimoni) del suo essere discrimine tra il bene e il male. Ne ha annunciato la forza di giudizio: la esprima ed eserciti dunque!
E Gesù invita a guardare bene quanto opera, osservare come “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”, non è questo il compiersi degli annunci profetici già dal grande Isaia?
Giovanni preoccupato del richiamo morale lo vedeva più nel proclamare severità. Gesù lo annuncia con opere, fin prima che con parole: giustizia che è grazia, che vive del dono, in un annuncio che si sostanzia nella bontà condiscendente: vuole innalzare l’uomo, vuole sollecitare sequela che parta dall’amore.
Risposto a Giovanni invitando a guardare, Gesù si rivolge a chi ha attorno ed è folla, per indicare – davvero interessante in un tale momento – la grandezza di Giovanni: è messaggero di Dio “a preparare la via”, è “più che profeta”, nessun uomo “è più grande di Giovanni” benché la grazia faccia sì che, nel regno di Dio, anche il più piccolo lo sopravanzi.
Il grande annuncio di Gesù è quello della condiscendenza di Dio nell’amore, è il vangelo: grido di vittoria dell’amore che vince il male.
Il trionfo della giustizia è quello dell’amore, è la croce, il sacrificio del Signore Gesù perché l’uomo sia “battezzato”, immerso nello Spirito santo di cui l’immersione rituale di Giovanni era solo segno “di conversione per il perdono dei peccati”, l’amore di Dio innalzamento alla gloria.
Tutta la pagina è invito all’attenzione: vedere e udire, come ai due di Giovanni, ma più ad osservare l’agire e il predicare di Gesù che è quello del guarire, del dire parola di bene e consolazione per cogliere davvero messaggio da mettere nella vita e accoglierne la grazia.
Don Giovanni Milani