LECCO – Serata dedicata alle “fragilità dei giovani” ed al loro “antidoto, lo sport”, quella che ha visto partecipi al Rotary Club Lecco Manzoni il Direttore del Ser.T Distretto Lecco, il medico igienista e psicoterapeuta Franco Riboldi, la docente UST Lecco Marina Ghislanzoni, responsabile del progetto della scuola lecchese contro il bullismo e cyberbullismo e la Polisportiva C.G. Valmadrera nella figura del suo presidente Antonio Monti.
Ha aperto l’incontro Franco Riboldi che dal 1987, quale responsabile del Ser.T di Lecco, si occupa delle dipendenze, dalle classiche legate all’assunzione di droga e alcol, a quelle emergenti legate al gioco d’azzardo e alla rete. Nel corso di questi anni ha affrontato tante sfide, tante tristi realtà spesso generatesi nel periodo adolescenziale, momento in cui la trasgressione offre al vuoto esistenziale ed alle incomprensioni dei giovani una sponda per approcciarsi al mondo degli adulti, smantellandone regole e limiti. Purtroppo – ha spiegato Riboldi – la trasgressione può portare con sé il rischio dell’isolamento, dell’antisocialità, della vera dipendenza; aiutata, quest’ultima, da fattori biologici propri dell’età. In questo contesto, ancora una volta i genitori rivestono un ruolo chiave, in quanto possono costituire un vero modello di vita, reale e concreto, per i figli. Sicuramente non è un percorso semplice e, seppur animati di buona fede, facilmente si può debordare in comportamenti che inducono i nostri giovani ad andare oltre. Questo rischio si può e si deve affrontare insieme ai propri giovani, trasmettendo loro regole chiare di vita; non facendo leva sulla punizione, ma spiegando il perché dell’importanza del rispetto di determinate norme. Si deve imparare a comunicare con gli adolescenti, infondendo loro serenità e sicurezza.
La parola è passata poi alla prof Marina Ghislanzoni che ha dato voce al Progetto della scuola lecchese contro il bullismo e la violenza della rete. È di fondamentale importanza comprenderne appieno la portata, le cause, i sistemi di prevenzione e le possibili soluzioni di questo dilagante problema. Frequentemente bullismo e cyberbullismo – ha spiegato Ghislanzoni – vengono identificati in atti di violenza isolati, mentre nella realtà si estrinsecano in una serie di comportamenti violenti, offensivi, umilianti, intenzionali, ripetuti nel tempo contro una vittima designata ritenuta più debole, in cui la sistematicità fa la differenza. Il cyberbullismo trova sempre più spazio in un mondo in cui Internet ha una parte importante, spesso predominante fra i giovani che hanno una tale confidenza con i sistemi hi-tech al punto di credere di saperli dominare; mentre genitori e insegnanti hanno perso, o non hanno mai avuto, il controllo degli stessi.
Cosa si può fare per aiutare le vittime durante e dopo gli episodi di bullismo? Innanzitutto, per quanto riguarda i bambini, bisogna continuare ad usare il computer e Internet, non impedir loro l’utilizzo. Mettere le protezioni come il parental control non serve granché contro il cyberbullismo, quanto invece risultano utili spiegazioni ed educazioni sui pericoli della Rete. Nel momento in cui poi ci si accorge che un adolescente è vittima di cyberbullismo, serve un supporto immediato da parte degli adulti, sia i genitori sia gli insegnanti. È auspicabile per la vittima anche un supporto psicologico per affrontare ed elaborare quello che è successo. Anche il bullo necessita di un percorso di terapia, di comprensione di se stesso e recupero delle competenze relazionali con i coetanei; al di là delle condanne, per i bulli da 14 a 18 anni, a lavori socialmente utili.
Alla Polisportiva C.G.Valmadrera, è spettato l’onere di chiudere il significativo incontro rivolto ai giovani.
“L’incontro è stato per noi, che operiamo a stretto contatto con la realtà giovanile, di estrema utilità – ha detto Antonio Monti – Come Polisportiva siamo nati nell’ambiente dell’oratorio, ivi cresciuti e presenti tuttora in quel di Valmadrera…lì vogliamo ancora oggi, attraverso lo sport, lanciare la nostra sfida educativa: è anche grazie a noi che l’oratorio è spazio di accoglienza e dialogo, ponte tra l’istituzionale e l’informale, luogo ove poi poter sperimentare proposte d’incontro con Dio, dove trasformare gli incontri virtuali in reali e vivere il passaggio dai tempi della spensieratezza a quelli dell’assunzione della responsabilità. Il compito di tutti noi, dei nostri allenatori, dei nostri dirigenti diventa sempre più impegnativo perché siamo chiamati a far vivere ai ragazzi la bellezza dell’esperienza sporti va che significa gioia ma anche impegno, condivisione della fatica e rispetto delle regole e dell’altro”.