DA CALOLZIOCORTE ALLA NASA:
LA STORIA DI FRANCESCO

cotizelatiCALOLZIOCORTE – Era un semplice studente di Calolziocorte e ora il suo lavoro è stato pubblicato dalla Nasa. Così l’Università degli Studi dell’Insubria di Como, proprio venerdì mattina, è stata citata dalla agenzia spaziale americana in un comunicato stampa ufficiale. Il merito è tutto di uno studente del secondo anno di dottorato in Fisica e Astrofisica dell’Università degli Studi dell’Insubria – coordinato dal professor Aldo Treves – Francesco Coti Zelati, 26 anni di Calolziocorte che ha curato un progetto di ricerca ritenuto di particolare interesse sull’inesauribile magnetar.

Centro dello studio è una stella di neutroni molto vicina al buco nero al centro della Via Lattea, con un campo magnetico eccezionalmente potente (circa 100mila miliardi di volte quello terrestre) individuata nel 2013 e distante solo 0,3 anni luce dal buco nero galattico, ovvero 21.000 volte la distanza Terra-Sole. E ad oggi è la stella di neutroni più vicina a un buco nero che si conosca.

sito_nasaAllo studio internazionale guidato da Francesco Coti Zelati, dell’Università dell’Insubria sede di Como, Università di Amsterdam e affiliato Inaf -pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e ripreso nel comunicato stampa della NASA – hanno partecipato numerosi ricercatori provenienti da Università e centri di ricerca italiani e stranieri.

La ricerca ha evidenziato che, dal picco verificatosi nel 2013, il flusso di raggi X prodotto da SGR 1745-2900 (la magnetar in questione) sta diminuendo con un ritmo più lento rispetto a quello che è stato osservato dopo i lampi prodotti da altre magnetar. Inoltre, la temperatura superficiale di questo oggetto è più elevata di quanto previsto dalle teorie.

“È la prima volta – spiega Coti Zelati – che osserviamo un calo così lento dell’emissione nei raggi X per una sorgente di questa classe. Nell’arco di un anno a partire da quando sono stati rilevati i primi lampi, la temperatura della stella di neutroni si è sempre mantenuta a livelli molto alti, circa dieci milioni di gradi, e la sua luminosità si è ridotta solo del 20%”.