LECCO – Un affaire da 15mila euro, a processo un imprenditore lecchese e un’avvocatessa: il primo per una presunta corruzione, la seconda per una presunta turbativa d’asta. Oggi – davanti al collegio giudicante presieduto da Bianca Maria Bianchi, a latere Gianluca Piantadosi e Chiara Arrighi – sono stati ricostruiti i fatti e sono stati sentiti il notaio Silvio Giombelli che nel 2017 presentò la denuncia e il maresciallo della Guardia di Finanza che indagò sull’asta, legato a un immobile del fallimento Carsana.
Il notaio, venuto a conoscenza dei fatti su una segnalazione di un notissimo costruttore, ex presidente di Ance Lecco, presentò la denuncia in Procura e l’allora Pm Paolo Del Grosso aprì un fascicolo che venne affidato alla Guardia di Finanza di Lecco.
L’immobile di pregio all’asta, del valore di alcune centinaia di migliaia di euro, era in via Cavour e secondo quanto ricostruito dai militari della Guardia di Finanza venne scoperto un colloquio tra un avvocato, con studio in Olginate, uscito dal processo perché ritenuto incapace di intendere e volere dopo i traumi riportati in un incidente in montagna, e un imprenditore che si era dichiarato disponibile a rilevare l’immobile all’asta. La richiesta dell’avvocato – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – è stata, oltre al valore d’asta, di 15mila euro, di cui 13mila per sé, mentre gli altri due sarebbero stati assegnati alla collega, ora imputata. Durante l’udienza odierna, i legali dell’avvocatessa finita a processo hanno posto l’accento sul fatto che i duemila euro sarebbero serviti alla loro assistita per le pratiche dell’asta e la separazione che il suo collega aveva avviato. Quindi – a loro giudizio – non c’è stato alcun reato. L’udienza è stata aggiornata a ottobre per concludere l’istruttoria.
A.Pa.