LECCO – Sbarca anche in consiglio comunale la riflessione di Alberto Anghileri sui dipendenti delle cooperative che lavorano per l’amministrazione nel campo dell’erogazione dei servizi. “Insieme alle realtà che svolgono con serietà il loro lavoro, sono sempre più diffusi gli esempi di cooperative o forse sarebbe meglio dire presunte cooperative che hanno come unico scopo quello di ridurre salari e diritti dei lavoratori – chiosa Anghileri -. Inoltre nel mondo delle cooperative di servizi si verificano sempre più spesso negazione di diritti e di retribuzioni dignitose, che rischiano di influenzare anche altre cooperative per ridurre i costi per competere sui ribassi d’asta, anche in relazione al fatto che molte di queste cooperative sociali sono minate dalla dipendenza da un unico soggetto come la pubblica amministrazione”.
Da queste considerazioni, l’esponente di Sinistra cambia Lecco ha proposto un ordine del giorno, bocciato dalla maggioranza, che avrebbe impegnato il sindaco e la giunta a dare “un preciso indirizzo ai Dirigenti Responsabili dei servizi interessati affinché i prossimi bandi per servizi in appalto/concessione prevedano, ai fini dell’aggiudicazione con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa il maggior punteggio per l’offerta tecnico-qualitativa a favore delle cooperativa che non usano la qualifica di socio lavoratore, come strumento che consenta di far prevalere il rapporto associativo del dipendente rispetto al rapporto di lavoro subordinato e che avvicinano il più possibile diritti e retribuzioni ai vari livelli del contratto collettivo di lavoro degli Enti Locali valutandone, anche così, la congruità tra il costo del lavoro e l’offerta di prezzo per l’espletamento del servizio”.
A motivare il diniego della maggioranza il consigliere Dem Bruno Biagi: “La mozione in sé, più che sbagliata è fuori dal tempo, prefigurando una ‘ripubblicizzazione’ dei servizi oggettivamente irrealizzabile. Cosa può fare il Comune? Assumere tutti i lavoratori dei servizi esternalizzati? Parliamo almeno di 300 persone! La questione dei soci lavoratori è inapplicabile dal punto di vista pratico, in quanto è una forma prevista dalla normativa nazionale e, quindi, non eliminabile da provvedimenti in sede locale. Che il Comune esiga, negli appalti, l’applicazione rigorosa del contratto nazionale è un punto condivisibile ma è già presente nei bandi stessi. La criticità sta nei mancati controlli a valle e questa è un’attenzione giusta che i funzionari dovrebbero perseguire con controlli periodici. I lavoratori dipendenti delle cooperative sono effettivamente ‘sfruttati’ (sfruttati contrattualmente), svolgono in molti casi mansioni altamente professionali, ma non riconosciute nell’inquadramento contrattuale e quindi retributivo. Ma, qui bisogna intendersi, può il Comune intervenire nella normativa contrattuale e sull’inquadramento o non è forse compito delle Oo.Ss. nazionali? Il consigliere Anghileri quando chiede che sia il Comune che ‘avvicini il più possibile diritti e retribuzioni ai vari livelli del contratto collettivo di lavoro degli Enti locali’, si rende conto che questo è quello che dovrebbe essere previsto dal Ccnl delle Cooperative? Quello che invece potremmo proporre per i prossimi bandi è che, attraverso il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa, prevista nel nuovo codice degli appalti (governo Renzi) venga assegnato un maggior punteggio alle Cooperative che operano sul territorio da molti anni e che possono garantire la continuità, che garantiscano un presidio nel territorio, che possono dimostrare la validità e la qualità dei loro progetti soprattutto a lungo termine. Un progetto qualitativo a lungo termine prevede investimenti, maggiore attenzione verso i lavoratori e crea i presupposti per una duratura interazione fra Coop – Territorio – Ente comunale”.
M. V.