CIVATE – “Come diceva Giovanni Barbareschi, Don Gnocchi era un santo, un santo vero, ma non di quelli da ‘immaginetta’: si arrabbiava e non disdegnava un grappino dopo pranzo. Era un uomo autentico, incarnava lo spirito fattivo lombardo che in lui si traduceva in carità attiva.” con le parole di Don Giovanni Barbareschi, Barbara Garavaglia ha introdotto il suo volume “Malato d’infinito. Don Gnocchi e le virtù” presentata giovedì 26 febbraio alle ore 21 presso la Sala Civica di Villa Canali a Civate. Un evento organizzato dalle Biblioteche dei Comuni di Civate e di Valmadrera in collaborazione con la Parrocchia di Civate, il gruppo Alpini di Civate e la Fondazione Casa del Cieco.
Tanti i dettagli che, come ha affermato l’autrice, la rendono felice di presentare in questo luogo e in questo periodo la biografia di Don Gnocchi, riletta alla luce delle virtù teologali e cardinali che egli incarnava, come ci riportano varie testimonianze raccolte nel volume. In questi giorni si celebra infatti l’anniversario della sua scomparsa, il 28 febbraio del 1956, e dell’inizio del processo di canonizzazione, il 17 febbraio del 1987; inoltre Mons. Edoardo Gilardi, stretto collaboratore di don Gnocchi nel dopoguerra e continuatore della “Baracca”, fu il fondatore della Casa del Cieco di Civate. Entrambi poi manifestarono la loro vicinanza ai soldati: don Gnocchi fu in particolare cappellano degli Alpini in Albania a Russia. Per questo motivo il Gruppo Alpini di Civate ha voluto aprire la serata con qualche canto: un’introduzione, come ricordato dalla scrittrice, che sarebbe stata apprezzata dallo stesso Don Gnocchi secondo cui gli alpini incarnavano veri e propri esempi di virtù.
Chiara Vassena