MILANO – Regione Lombardia varerà oggi il decreto che aprirà la caccia al cinghiale. Il documento che definirà modalità e tempi per l’attività venatoria è atteso sia dai cacciatori che dagli agricoltori, e se nei comprensori di Alpi e Prealpi sono già 250 le doppiette abilitate per gli ungulati non è escluso che la possibilità venga allargata anche ad altri cacciatori.
Secondo gli esperti questo è un anno di “pasciona”, significa che clima e habitat stanno offrendo ai cinghiali grandi possibilità di sopravvivenza, quindi basso tasso di mortalità e possibilità che dalla prossima primavera la riproduzione segua ritmi altissimi. Nell’ultimo anno nel territorio lecchese sono stati catturati 120 esemplari utilizzando le gabbie, ma stando alle previsioni di crescita questo metodo potrebbe non essere più competitivo.
Varato il decreto regionale la caccia sarà immediatamente consentita, ci vorranno pochi giorni perché i comprensori definiscano le modalità organizzative e poi le doppiette potranno battere i boschi in cerca di cinghiali. La presenza degli ungulati nelle località montane è sotto osservazione da tempo, negli ultimi mesi secondo alcuni sarebbero cresciute le segnalazioni riguardante una forte aggressività degli esemplari, crescono anche gli avvistamenti degli animali su campi coltivati – e la conta dei danni è sempre pesante – e vicino ai centri abitati. In questo senso ha fatto molto parlare il grosso cinghiale notato attraversare l’abitato di Vegno in alta Valsassina, ferito al volto da un colpo di fucile di bracconiere.
I risultati della caccia vera e propria non sono pronosticabili. Gli esperti sono molto più cauti della politica e sostengono che ci vorranno alcuni mesi prima di capire se realmente questa opzione potrà ridurre sensibilmente il numero di cinghiali in circolazione.