CINEMA/AL VIA LA TERZA EDIZIONE
DELLA RASSEGNA “CINEINCITTÀ”:
SUBITO WIKIMANIA E MARY VARALE

LECCO – Inaugurata venerdì sera allo Spazio Teatro Invinto “CineInCittà”, la rassegna cinematografica mediapartner Lecconews.lc. La novità di quest’anno non è solo lo spazio ospitante, ma anche lo sprint giovane: accanto alla sezione lecchese di Lombardia Film Commission, l’evento è organizzato anche dall’associazione Spettacolaree, un vivace team di under 30 che promuove laboratori di arti dello spettacolo (cinema, teatro, ballo, canto).

Moderatori della serata, il regista lecchese Corrado Colombo che qui è di casa, e il giovane Davide Tagliabue (di Spettacolaree). Ci spiegano che nel lecchese gravita una folta schiera di registi, filmmakers, cineamatori: “CineInCittà” è nata proprio per favorire lo scambio e la visibilità di questi prodotti filmici, come pure mostrare storie che raccontano il nostro territorio.

LE ALLETTANTI PROMESSE

le-allettanti-promesseVi ricordate l’evento Wikimania, a giugno 2016? Esino Lario ha ospitato per una settimana il raduno mondiale di Wikipedia: più di milletrecento internauti, di settanta nazionalità diverse, avevano invaso il minuscolo paese di 745 anime, trasformandolo in capitale mondiale del web e della conoscenza, con incontri, laboratori, workshop. È questa la cornice del docufilm Le allettanti promesse, dei giovani Chiara Campara e Lorenzo Faggi. Un prodotto di qualità (premio “Imperdibili” al Festival dei Popoli di Firenze 2017) che sceglie però una prospettiva particolare: il punto di vista è dall’interno, sugli abitanti di Esino di fronte a questa novità inconsueta. Ecco i preparativi: mentre le signore si danno da fare a trovare letti per gli ospiti e si esercitano per imparare poche frasi di inglese, ferve l’organizzazione per l’accoglienza (sale, parcheggi, sicurezza, ambulanza).

Il film gioca sull’alternanza poetica dei ritmi della natura e l’avanzata improvvisa della modernità: emblematica l’immagine di un’antenna per Internet Veloce che si innalza a bucare il cielo, contrapposta ai lavori manuali (le vacche, la caccia, la fatica dell’orto, la preparazione del formaggio), che continuano con la sapiente lentezza di sempre. Ci sono gli occhi azzurrissimi di un bambino, lo sguardo curioso che si apre al mondo, le sue corse e arrampicate. E poi quelli scuri e malinconici dei migranti, che collaborano con i locali in un rapporto di pacifica convivenza e affetto. Esino quindi è già una micro-comunità interculturale e si chiede: che cosa succederà con l’invasione dei Wikipediani?

Ben costruita è la suspence dell’attesa e poi l’evento viene riassunto in pochi fotogrammi, che ritraggono l’arrivo dei Wikipediani e le attività. Ma intanto bisogna nutrire le vacche e raccogliere il fieno. «Brava gente, ma sono tutti strani: sembrano venuti da un altro pianeta», dice uno degli abitanti. Forse si riferisce a questo il titolo del film, preso a prestito da una canzone di Lucio Battisti, in cui qualcuno cerca di convincere uno scontroso paesano a uscire dalla sua cascina per darsi ai divertimenti moderni, la giostra, il dancing, il biliardo e la Tv. Ma lui rifiuta le “sirene” del progresso, per badare ai suoi animali e perché prevede i pericoli celati dietro le “allettanti promesse”. Esino invece ha accolto con generosità e curiosità il nuovo, che è arrivato e passato come un’ondata. Che cosa si saranno portati a casa i Wikipediani da questa immersione “esotica” nel cuore del paesino lecchese? Nella frenesia del virtuale avranno colto il ritmo sereno della vita a contatto con la natura? Due realtà si sono sfiorate, il passato tradizionale e il futuro virtuale. A vincere però è la poesia delle immagini e la bellezza di una natura che resiste e resta salda nei suoi valori.

CON LE SPALLE NEL VUOTO

con-le-spalle-nel-vuotoI lecchesi Sabrina Bonaiti e Marco Ongania, di cui ricordiamo lo splendido film sulla poetessa Antonia Pozzi (Il cielo in me, 2014), sono autori del secondo film, Con le spalle nel vuoto (2010), ritratto poetico dedicato alla vita di Mary Varale (1895-1963), che dal 1924 al 1935 scalò oltre trecento cime. Insieme a Mimi Pietrasanta e Paula Wiesinger appartiene alla gloriosa triade dell’alpinismo italiano in rosa.

Nasce a Marsiglia, «dove la luce ti spinge a uscire e ad andare», comincia ad arrampicare sui Calanchi della città affacciati sul mare di smeraldo. Poi conosce Vittorio, giornalista, e il loro amore sarà forte come una roccia. La storia di questa donna anticonvenzionale è ricostruita attraverso fotografie d’archivio, testimonianze dei nipoti e di Silvia Metzeltin Buscaini, alpinista e scrittrice. A Canazei Mary conosce “il diavolo delle Dolomiti”, Tita Piaz, che la inizia all’arte dell’arrampicata e poi la sua palestra saranno le montagne lecchesi. L’ex-Lady Eleganza dei salotti milanesi si trasforma in un’ardimentosa scalatrice con i pantaloni: viso bruciato dal sole e dal vento, mani rovinate, capelli raccolti in un fazzoletto. Grazie a lei il grande maestro Emilio Comici si fermerà un’intera estate sulla Grigna insegnando ai giovani scalatori le moderne tecniche dell’arrampicata. Mary è instancabile, brucia tutte le cime e sulle Dolomiti scala insieme agli alpinisti bellunesi. Ha un carattere deciso e coraggioso, come appare da un interessante suo intervento sulla rivista “Vita Femminile”: «noi donne non siamo gli esseri pavidi e debolucci che i signori uomini vogliono farci credere. In montagna le donne non temono il confronto con l’altro sesso.

Anzi, è importante far loro capire che non abbiamo bisogno della loro vantata superiorità». Quindi la montagna come sfida e lotta per l’emancipazione. I colleghi maschi capiscono il suo coraggio e ammirano la sua tecnica; Comici ad esempio le riserva l’onore di guidare la cordata sullo Spigolo Giallo (Piccola Cima di Lavaredo). Ma intanto avanzano gli anni del fascismo e le spericolate ascese di Mary non sono in linea con l’immagine propagandata dal regime della donna angelo del focolare. Quando le viene rifiutata la Medaglia al Valore Atletico, Mary delusa si dimette dal CAI, «una compagnia di ipocriti e buffoni». Da allora non trascrive più nei dettagli le sue imprese, che pure forse continuarono. Al suo fianco, il marito Vittorio “in cordata” anche nei momenti più difficili della malattia. Una storia commovente di dedizione e amore, sulla poesia della montagna.

Gilda Tentorio