LECCO – Si parla di cinema a Lecco, ancora. Si parla della necessità di “promuovere, proteggere e salvaguardare quest’arte e questo bene comune” come dice Ombretta Fortuna, tra gli organizzatori della serata voluta da Appello per Lecco, nel suo intervento introduttivo. Tutti – amministrazione comunale, cittadinanza, imprenditori – rivendicano cinema.
Ma da quasi tre anni a questa parte, dopo la chiusura del Nuovo e del Mignon, l’unica sala lecchese rimasta è il Palladium, non a caso una sala gestita da volontari. Non a caso perché, come è noto, la difficoltà è soprattutto economica. Nella provincia di Lecco – riporta Stefano Losurdo, direttore generale di Anec Lombardia (associazione nazionale esercenti cinema) – su 10 sale cinematografiche che ci sono 8 sono parrocchiali e due comunali e – unico caso in Italia – nessuna sala è in mano a operatori privati. È difficile, in sostanza, avere margini di ricavo, necessari per fare impresa, come conferma con la propria esperienza un volontario del Palladium presente in sala. Il 55% dei ricavi se ne va in noleggio, Iva e Siae, con quello che rimane bisogna pagare luce, Imu, tasse sui rifiuti, affitto…se si dovesse pagare lo stipendio anche a due o tre persone assunte l’attività sarebbe in perdita.
Ma l’iniziativa imprenditoriale privata è indispensabile per la situazione lecchese. Il Comune – lo dice chiaro e tondo l’assessore al Patrimonio e Viabilità Corrado Valsecchi – non ha i soldi. Le priorità sono altre: le 22 scuole di proprietà comunale, gli uffici, il Teatro Sociale, Villa Manzoni ecc. “Solo se si creano occasioni di finanziamenti extrabilancio comunale, – precisa anche l’assessore all’Urbanistica Gaia Bolognini – cui l’amministrazione fornirà la propria collaborazione piena, si possono realizzare questi progetti che fanno sognare, di ampio respiro. A Lecco manca la spinta imprenditoriale, o forse noi come amministrazione non siamo in grado di captarla – riflette Bolgonini -“. In effetti viene da chiedersi perché ad Arosio stia per aprire una multisala mentre a Lecco, invece, l’imprenditore che pure l’anno scorso si era trovato per uno dei tre progetti sul tavolo, quello di riconversione di un ex-capannone industriale in multiplex, si sia tirato indietro. Ma di sicuro non c’è una risposta semplice a questa domanda.
Quest’anno la situazione per reperire finanziamenti sembra senz’altro più promettente che in passato. Oltre ai contributi di 60mila euro a fondo perduto stanziati dalla Regione per i Comuni, con la nuova Legge cinema e audiovisivi, composta da 19 decreti attuativi con tempistiche ben definite (entro estate), – nel cui merito entra il deputato Gian Mario Fragomeli – , infatti, lo Stato ha invertito il trend degli investimenti destinando 400 milioni al settore, ricavati dal settore stesso senza utilizzo di risorse statali, di cui, però, 260 per la produzione cinematografica; prevedendo crediti d’imposta al 30% e semplificazioni burocratiche per i Comuni per lavori di riqualifica, riconversione ecc. “Si tratta di opportunità che prima non c’erano in modo così organizzato – commenta Fragomeli -. Bisogna però essere in grado di proporre progetti degni, di qualità – continua Fragomeli – per ottenere i fondi e fare gioco di squadra per guadagnare punteggio: prevedendo, in linea con la legge, la possibilità di altri interventi culturali (come conferenze, rassegne…) negli spazi”. In linea con queste direttive potrebbe essere il secondo progetto sul tavolo comunale: un centro polifunzionale – si sta parlando dell’area del Bione – che preveda insieme al cinema, degli impianti sportivi e di ristorazione e finanziato mediante un partneriato pubblico-privato.
In realtà la manifestazione d’interesse su cui l’amministrazione è più orientata sembra essere la terza: la richiesta di parere preventivo per opere di adeguamento del Marconi a multisala, sempre a carico di un operatore privato: quattro sale per un totale di 600 posti. Si potrebbe ricorrere – spiega l’assessore Bolognini – a una norma del Pgt su restauri e risanamenti per ovviare al fatto che l’immobile in questione si trova in una zona urbanistica residenziale che vieterebbe la destinazione dei locali per intrattenimento e procedere come se si trattasse di una banale pratica edilizia. Oppure si potrebbe ricorrere allo “Sportello unico di Variante” in cui è sovrano il Consiglio comunale.
Gli interventi del pubblico sono vivaci e stimolanti, talvolta provocatori. Dopo lo stupore di Rupert Sciamenna (Franco Mari) e Luca Confortini, attori comici da sempre collaboratori di Maccio Capatonda (Marcello Macchia) a sorpresa presenti in sala, la parola ai lecchesi. “I cittadini potrebbero impegnarsi a contribuire, accanto all’imprenditore privato e al Comune – con formule di sostegno vero per il cinema, qualcosa che assomigli a una donazione”, suggerisce il professor Giorgio Marchini. O ancora l’architetto Virginia Tentori:”L’ amministrazione deve credere che il cinema sia una scelta vincente. Il suo atteggiamento vago non incentiva un lavoro serio da parte dell’imprenditore. Ad esempio io che faccio l’architetto non sarei invogliata a spendere migliaia di euro per fare un progetto e poi sentirmi dire, in sostanza, un ‘bo'”. E chiosa: “Finalmente abbiamo il Politecnico, ma adesso ci sono 3000 studenti che non sanno cosa fare la sera. Questo mi sembra un bisogno sociale“.
Uscendo dalla sala di Palazzo Falck, in una piazza Garibaldi deserta, un gruppo di ragazzi di passaggio sembrano, per qualche strana coincidenza, confermare quest’idea: “E dove andiamo? Non c’è niente! Venite a Lecco, dicevi, ma che città!”.
C. S.