LECCO – I sindacati criticano pesantemente l’operato del Comune di Lecco. Ovvero la riorganizzazione. Per la prima volta negli ultimi anni Cgil e Cisl stroncano il lavoro del sindaco Virginio Brivio, dell’assessore al Personale Corrado Valsecchi e del segretario generale Michele Luccisano.
Ecco il comunicato integrale:
Dopo sette mesi di travaglio l’Amministrazione Comunale di Lecco ha partorito il topolino, il risultato finale è che si passa da 24 PO/AP (posizioni organizzativi e alta professionalità) a 14, con una spesa a carico del Fondo la Produttività che passa da 240.000 euro a 182.000 euro, con un risparmio di spesa che si aggira sui 58.000 euro che dovrebbero essere destinati alla produttività di tutto il personale , diciamo dovrebbero, perché la proposta di suddivisione del premio 2015 presentataci in data odierna destina tutti i risparmi del Fondo 2015 alla copertura del debito maturato negli anni 2007/2012 per costituzione errata del fondo e sua destinazione come da verbale dei Revisori dei Conti in data 29 novembre 2013, in cui invitano “l’Amministrazione comunale ad attivare le procedure di riassorbimento delle maggiori risorse impiegate nel periodo 2007/2012 in un tempo massimo di 6 anni”, che è il motivo principale per cui da 5 anni i dipendenti del Comune di Lecco, non percepiscono un premio di produttività.
Quindi dal 1 marzo 2016 la riorganizzazione parte, ma per la verità nessun dipendente, dei singoli uffici del Palazzo Comunale se n’è accorto, sembra una meteora che tutto cambia, a parole, e tutto lascia le cose come stanno.
Gli unici effettivi cambiamenti riguardano quelle 10 persone che hanno perso la PO, a scapito di una Direzione di servizio, ma che di fatto continuano a svolgere le stesse mansioni precedentemente svolte, con una retribuzione inferiore, ma per tutti gli altri 300 dipendenti non è stato riorganizzato niente.
Anzi, ci risulta che ci siano un numero importante di richieste di mobilità interna (documentate e presentate almeno 24, ma con una platea di persone che lamenta disagio a lavorare in alcuni settori e servizi, molto più ampia), che dimostrano quanto il benessere organizzativo tanto decantato non s’aggiri tra i corridoi del Palazzo Comunale.
Leggendo le linee di mandato del sindaco per il quinquennio 2015/2020, ci sono alcuni passaggi che meritano una sottolineatura, a pagina 9 si legge “accelerare le azioni per eliminare le rigidità delle strutture, agire con coraggio e sincerità sulle criticità interne ed esterne delle strutture”, quindi eliminare le rigidità delle strutture è un obiettivo condivisibile, ma come possiamo superarlo, quando gli uffici e i servizi, non si parlano e, tante volte, si mettono vicendevolmente i bastoni tra le ruote?
Poi a pagina 10 si dice “non esisteranno più organigrammi rigidi ed immutabili, ma dotazioni flessibili e mutabili ogni qual volta l’analisi della contingenza suggerisca soluzioni organizzative diverse”.
Poi ancora “flessibilità e mobilità del personale fra le diverse strutture saranno parole d’ordine alle quali i dirigenti concorreranno con il massimo di professionalità e disponibilità”.
Grandi parole e grandi obiettivi che per ora non si sono realizzati nella presentazione della riorganizzazione, e nemmeno le mobilità interne hanno trovato soddisfazione se non in qualche raro caso d’interesse reciproco dell’Amministrazione e del dipendente, saremmo volentieri smentiti se venissero accolte tutte le domande giacenti di mobilità, ma purtroppo non crediamo che così sarà, la tanto decantata riorganizzazione, è servita solo a dare il contentino a qualche sindacalista che ha fatto della battaglia alle PO/AP il suo slogan per l’elezione della RSU, senza dare a tutti gli altri dipendenti un briciolo di produttività, con i risparmi sul costo delle PO, si continuerà a pagare gli errori di costituzione e destinazione del fondo della produttività degli anni 2007 e seguenti, e ben poche risorse saranno destinate alla maggioranza dei lavoratori.
L’Amministrazione ci dice che gli effetti della riorganizzazione si vedranno solo tra un anno, per avere un riscontro oggettivo, e noi dovremmo firmare una cambiale in bianco di fiducia e aspettare un anno per vederne i risultati?
Crediamo che i dipendenti del Comune di Lecco abbiano già firmato negli anni troppe cambiali di credito a questa come alle precedenti amministrazioni, i lavoratori vogliono lavorare serenamente, in ambienti vivibili e non malsani o freddi d’inverno e caldi d’estate, dove poter ricevere ed accogliere i cittadini per dar loro un servizio pubblico efficiente.
L’aver eliminato alcune PO, non porterà benefici economici ai 300 lavoratori del Comune di Lecco, perché per altri due anni si dovrà sistemare questo debito di 280.000 euro costruito nel tempo, e che i revisori hanno chiesto di recuperare in sei anni massimo, il maggior costo a carico del fondo per 47.800 euro ad anno, soldi che con l’operazione di taglio delle PO vanno a coprire negli anni a venire la somma da recuperare, e di altri soldi a disposizione nel fondo non ce ne sono , in quanto tutte le altre somme disponibili sono già impegnate su altre voci.
Quindi quei lavoratori che hanno creduto che la riduzione delle PO avrebbe portato soldi a tutti i dipendenti devono rassegnarsi, perché se l’Amministrazione non mette soldi freschi, come art. 15 comma 5, che però non può riguardare la totalità dei dipendenti, ma solo una parte, e su progetti specifici di raggiungimento degli obiettivi, non ci sarà produttività ancora per altri due anni.
E questa la chiamiamo riorganizzazione? Certo ancora una volta fatta sulle spalle dei lavoratori e con i loro soldi , “tanto sono dipendenti pubblici…. E prendono già troppo senza fare niente”.
Questa è la realtà delle trattative con questa amministrazione, che ai grandi proclami non riesce a realizzare poi gli impegni, crediamo che solo col rinnovo contrattuale e con le iniziative di lotta in sostegno della piattaforma sindacale di rinnovo dei contratti, potremo portare nuove risorse nel Fondo per l’incentivazione del Personale, e non facendo delle strombazzate riorganizzazioni, che altro non sono che una lotta fratricida tra dipendenti, per la destinazione di pochi soldi, a tanti, a scapito di pochi, ma che di fatto non sono utilizzabili.
Marco Paleari, Fp Cgil
Enzo Cerri, Fp Cisl