LECCO – “Daniele Bizzozero non può ritenersi uno dei soggetti organicamente partecipanti all’associazione per delinquere“, così è scritto nel dispositivo del 31 marzo emesso dalla Procura di Siracusa per il giro di carte di credito clonate che ha portato agli arresti domiciliari il patron della Calcio Lecco Daniele Bizzozero. Il presidente bluceleste avrebbe – sempre secondo il Gip siciliano – “messo a disposizione dei membri del gruppo criminale, soprattutto Enzo Cesarini e Antonino Agatino Messina, il terminale Pos della sua concessionaria di automobili”.
Spiega però sulle pagine de Il Giorno Andrea Morleo che secondo i magistrati Bizzozero avrebbe messo in atto una “rilevantissima e spregiudicata attività post-factum“. Nello specifico, “per garantirsi l’impunità e l’ottenimento del profitto del reato, Bizzozero trasferisce le somme accreditate (i 120mila euro delle strisciate fatte nella sua concessionaria, ndr) dal conto corrente di appoggio dell’azienda al suo personale e, in combutta con il Messina, cerca di persuadere il direttore di banca affinché lui stesso sblocchi l’operazione di storno dei fondi”.