LECCO – La Cgil di Lecco ha festeggiato, finalmente in presenza, i suoi primi 120 anni. Lo ha fatto all’Oto Lab, ex opificio, 2mila metri quadri, un luogo simbolico per la storia della città. Quale scenario migliore per celebrare la storia, guardando al futuro, insieme a delegate, delegati, segretari, autorità locali?
Dopo i saluti dal Prefetto Castrese De Rosa, del presidente della Provincia Caudio Usuelli e del sindaco Mauro Gattinoni, ha aperto gli interventi il segretario generale della Camera del Lavoro Diego Riva: “Ho l’onore di aprire questa giornata e mi sento attraversato da una grande responsabilità”. Presentando il documentario prodotto dalla Camera del Lavoro, Riva ha ricordato l’importanza della memoria e del trasmetterla alle nuove generazioni. “Con questo obiettivo è nata l’associazione Pio Galli“, ha ricordato Riva. Pio Galli, grande sindacalista lecchese, ha segnato la storia della Cemera del Lavoro e della CGIL nazionale.
Lo ha ricordato anche Alessandro Pagano, citando un episodio personale, quando giovane delegato della Fiom conobbe Galli dal vivo. Pagano ha ricordato alla platea che “giornate come questa non sono mere celebrazioni ma giornate di lotta in cui riconoscere una continuità, e la responsabilità che noi abbiamo in questa continuità”. E ancora: “La memoria è una risorsa fondamentale dell’azione di lotta”.
Subito dopo la presentazione del documentario, ricchissimo di testimonianze, immagini, interviste, è intervenuto lo studioso del movimento sindacale di Angelo De Battista: “Unità nel mondo del lavoro, autonomia nella rappresentanza e libertà sono i principi fondativi della Cgil” ha ricordato lo studioso. “La Camera del Lavoro di Lecco ha fatto i conti con le multinazionali, ha fatto proposte sul riutilizzo delle aree dismesse con la deindustrializzazione, ha aperto tra i primi uno sportello migranti, ha realizzato un forte sistema di servizi e supportato le persone nelle loro fragilità. La città ne è onorata”.
L’ultima parola a Gianna Gracassi, vice segretaria generale della Cgil: “Noi siamo nei campi, provando a smontare il caporalato. Noi proviamo a dare una risposta, anche contrattuale, nei settori della logistica. Certo abbiamo da recuperare un gap e dobbiamo ricostruire nel paese il senso della battaglia collettiva, ma qual è il minimo comun denominatore della nostra azione? I diritti, le battaglie a volte vinte a volte perse. Il messaggio che dobbiamo dare è: noi saremo presenti e continueremo le battaglie del lavoro anche con strumenti nuovi. I bisogni aumentano e cambiano e le Camere del Lavoro sono strumenti fondamentali per dare risposte”.