BIONE/LE GRANE IN COMUNE,
I DIRIGENTI: “MANCANO I SOLDI
E LA PROPRIETÀ SU TUTTA L’AREA”

centro-sportivo-bione-cartelloLECCO – Il centro sportivo Bione rimane sempre un’incognita a Palazzo Bovara. Anche perché i soldi per sistemarlo ancora non ci sono, così come non c’è la proprietà dell’area in alcuni campi. Insomma, la questione non è destinata a smorzarsi, come si è visto nella commissione consiliare di mercoledì, dove il segretario generale Michele Luccisano ha spiegato le sue ragioni per le quali ha deciso di non firmare gli ormai noti atti. In pratica gli uffici comunali lecchesi hanno bocciato il lavoro di Finlombarda sulla redazione del bando. “C’è stata superficialità da parte del gruppo che ha curato questa operazione – spiega Luccisano – e credo che nemmeno alla giunta piacesse, anche se è stato portato avanti”.

Ma ora è comunque tutto da rifare. In primis perché non ci sono i 3,5 milioni di euro indispensabili per la riqualifica. “Sul bando è scritto solo che il Comune troverà i soldi, ma questi non sono ancora stati disposti – prosegue il segretario –, è invece necessario che ci siano già da subito”. È il vicesindaco Francesca Bonacina a gettare acqua sul fuoco: “Appena ci sarà un progetto specifico verranno stanziate le risorse”.

Non solo. Alcune aree del centro sportivo (come i campi 4 e 5) risultano demaniali. “Per questo va specificato che il gestore debba sostenere anche spese di concessione” sottolinea il dirigente ai Lavori pubblici Andrea Pozzi. Insomma, se si aggiungono anche le mancate certificazioni sulla sicurezza (anche se la responsabile dell’Urbanistica Elena Todeschini chiarisce che “non ci sono pericoli immediati”) si capisce che la questione non si risolverà tanto facilmente.

“Dopo mesi che l’abbiamo chiesta, viene fatta una Commissione sul Bione con e si scopre che mai i lavori promessi e rinviati sarebbero potuti partire – tuona il consigliere comunale Ncd Filippo Boscagli –. Dalla giunta si dovrebbe avere chiarezza per capire quando mai potremo vedere il centro restituito alla città e quanto oggi rischi ancora di chiudere”.