LECCO – Sabato 18 marzo, alle 14.30, l’assemblea provinciale dell’Avis per eleggere il nuovo consiglio direttivo – sono infatti trascorsi i quattro anni di mandato – e per presentare il bilancio dell’attività svolta nel 2016.
Un bilancio estremamente positivo che conferma l’impegno di Avis sul territorio lecchese nel compiere la sua missione di solidarietà sociale al meglio. “Una solidarietà non generica – commenta il presidente di Avis provinciale Bruno Manzini – ma che trova riscontro giorno dopo giorno“. A Lecco, infatti, sono trenta i malati che quotidianamente ricevono trasfusioni, coperte grazie alle donazioni dei lecchesi. Non solo, dato che il sangue raccolto sul nostro territorio è il doppio del necessario per gli utilizzi locali, circa la metà va agli ospedali milanesi, oltre alle 2.600 unità di sangue (un’unità corrisponde a 450 grammi di sangue intero) destinate alla Sardegna per curare l’anemia.
Una solidarietà, quindi, che offre alla comunità un servizio fondamentale e irrinunciabile: sia permettendo il raggiungimento a livello nazionale dell’autosufficienza – cosa che qualche anno fa non era per nulla scontata – sia garantendo, grazie ai periodici controlli medici effettuati sui donatori, un sangue sicuro e senza rischi. L’Avis provinciale di Lecco anche nel campo dei controlli è all’avanguardia: nel 2015 ha avviato il progetto “Avis offre prevenzione”, grazie a una convenzione con l’ospedale, per garantire alle donatrici fino a cinquant’anni uno screening mammografico gratuito nell’ottica di prevenzione oncologica. Purtroppo la convenzione non è stata rinnovata nel 2016 a causa della mancanza di personale dell’azienda ospedaliera e ora Avis provinciale si sta muovendo alla ricerca di altri partner.
Nel 2016 i soci donatori sono diventati 15.626, confermando il trend di crescita degli anni precedenti. Sono aumentati i giovani (18 -35 anni), circa 1/3 della somma totale, e le donne (37%), il cui numero è via via più alto facendo così registrare un trend maggiormente in crescita rispetto a quello maschile. Tutti numeri di cui il presidente Manzini è pienamente soddisfatto: “Dal 2007 c’è stata un continuo aumento dei donatori. Un buon risultato se si considera la scarsa natalità e l’invecchiamento della popolazione. È importante che ci sia un perenne ricambio con immissioni di nuovi donatori perché i donatori hanno, per così dire, una scadenza”.
Dati alla mano, l’Avis provinciale di Lecco è tra i più “popolosi” della Lombardia e di tutta Italia. L’indice di penetrazione, ossia il rapporto tra i donatori e gli abitanti della Provincia, è salito al 7,44% nel 2016, mentre per la Lombardia l’indice è 4,11 % e per il territorio nazionale è di 3,37%, meno della metà rispetto ad Avis Lecco (dati del 2015). Questa eccellenza, spiega Manzini – si deve “alla sensibilità dei lecchesi per la donazione e al radicamento sul territorio. Con le 19 Avis comunali si raggiungono più persone”.
Non solo il numero delle “sezioni” è importante, ma lo è anche la capacità gestionale delle singole amministrazioni. Soprattutto a fronte di una legislazione che tratta le associazione di volontariato come vere e proprie aziende, con il conseguente fardello di adempimenti burocratici tutt’altro che semplici da gestire. Questo richiede delle competenze e degli oneri che non tutte le sezioni possono avere; basti pensare alla normativa sulla privacy, ai corsi di sicurezza sul lavoro per il personale, alla gestione economica..”. Sarà da rivedere un po’ l’organizzazione territoriale per far fronte a questi problemi”, commenta Manzini.
Da questo punto di vista l’Avis provinciale Lecco funziona alla perfezione, grazie anche qui a delle donazioni, di tempo però. Anzi proprio grazie all’intervento dell’associazione si è riuscito a rispondere all’esigenza di contenere le liste d’attesa degli aspiranti donatori convocati per gli esami di idoneità e garantire due sabati al mese per le donazioni. L’Avis dal 2015 ha cofinanziato il “progetto Everyday” una borsa di studio per un biologo che svolga la validazione del sangue in modo da sopperire alla carenza di personale. Il Dmte (Dipartimento Medico Trasfuzione Ematologia) di Lecco si è infatti trovato con un organico inadeguato a seguito di una riorganizzazione del sistema trasfusionale lombardo che ha convogliato il sangue delle province di Monza e Brianza e Sondrio nei laboratori lecchesi per le validazioni, fino a raggiungere le 100mila unità all’anno.
C.S.