CALOLZIOCORTE – La serata di martedì 19 al Monastero del Lavello ha visto la partecipazione del docente di geopolitica Laris Gaiser, che, in dialogo con l’assessore Luca Caremi e il referente per la Lombardia dell’associazione Identità Europea Luigi Pedrone, ha presentato la situazione attuale dei Balcani, dell’Europa centrale e dell’Iniziativa dei Tre Mari.
Caremi ha voluto ringraziare gli spettatori “per la presenza in concomitanza con la festa del Papà. Non è semplice fare cultura, quando ad essa vengono preferite le partite o i social; nonostante questo, Identità Europea continua dallo scorso anno, grazie al presidente Pedrone, a portare contenuti e interventi per riflettere sul nostro mondo e, questa sera, sui nostri “vicini di casa”, a cui molti non sanno cosa stia avvenendo”.
Pedrone, ringraziando il Comune per il patrocinio alla serata, ha presentato la figura di Gaiser: “professore universitario di relazioni internazionali ed ex diplomatico Nato in Kosovo, ha avuto accesso alle notizie nell’area direttamente; questa sera scopriremo la situazione nei Balcani, dove le guerre degli anni ’90 mantengono un fuoco che cova sotto la cenere e collegano i tre mari, Mar Nero, Adriatico e Baltico”.
Laris Gaiser ha esordito: “Sono stato nominato diplomatico della Nato dal segretario generale, su consiglio della Farnesina: inizialmente avevo rifiutato il ruolo per le difficoltà che comportava e la situazione sul terreno ha peggiorato le mie visioni di un potenziale conflitto in futuro”. “I Balcani sono uno scenario problematico perché la Commissione Europea ne ha negato l’ingresso in UE e, dalla commissione Junker, si è innescato un peggioramento di una situazione nazionalista già in essere, spinto dall’invasione dell’Ucraina. Il cosiddetto “fianco est” richiede all’Europa 300mila uomini pronti all’intervento, per questo deve rimanere compatto; per evitare lo sfruttamento del “buco nero” balcanico da parte della Russia, gli stati non ancora partecipanti hanno ottenuto lo stato di candidati all’Unione Europea”.
“Un problema consistente – ha proseguito Gaiser – è la Bosnia-Erzegovina, in cui si è creato un conflitto che è stato congelato: nel 1995, l’Accordo di Dayton ha di fatto ghiacciato una guerra che, sul terreno, nessuno voleva bloccare, creando due entità federali di popolazioni miste e con un’organizzazione politica sovrarticolata; in uno stato con poco più di 3 milioni di abitanti, sono presenti tre capi di stato e circa 150 ministri, con Sarajevo capitale unificata, che si gestiscono tra continui compromessi per evitare prevaricazioni. L’Accordo ha fissato un momento, con tre capi di stato, un croato un serbo e un bosniaco, che ruotano, escludendo le altre nazionalità presenti sul territorio, come ebrei, rom e ungheresi. Per dirimere i contenziosi politico-sociali, in ultima istanza si consulta il Tribunale europeo dei diritti umani di Strasburgo, che ha condannato la situazione attuale perché, ad esempio, ebrei, rom e ungheresi devono decidere se essere serbi, bosniaci o croati per partecipare alla vita politica”.
“La Bosnia non ha una costituzione, ma solo il trattato di Dayton, che si può modificare solo riunendo tutte le parti che l’hanno sottoscritto al tavolo, togliendo di fatto questo potere al parlamento; la Russia è una firmataria dell’accordo di Dayton, per cui serve nello scenario per risolvere i problemi nei Balcani”.
“Il Kosovo, a livello strategico, era un’altra situazione perfetta a favore di Putin e della Russia, poiché in Kosovo il gigante russo è sempre stato percepito come equivalente alla Serbia, nonostante il serbo medio non appoggi quest’idea, per favorire la corrosione dei principi di unità nazionale; con il Kosovo, si è creato uno stato nuovo, non riconosciuto dalla maggioranza dei paesi internazionali e quindi problematico”.
Gaiser ha poi affermato: “Ritengo che non dobbiamo riferirci all’area come Balcani occidentali, ma parlare più in generale della “Questione d’Oriente”; dalla metà dell’800, infatti, nella macro-area dalla Polonia alla Grecia erano presenti solamente le potenze dell’impero Zarista, dell’impero Austro-ungarico e dell’impero Ottomano, e la loro dissoluzione ha portato al collasso una zona composta da stati frammentati. Dopo la Seconda guerra mondiale, si è congelato il problema lasciando libertà di manovra all’Unione Sovietica nell’area e lasciando che il problema riemergesse con la sua dissoluzione nel 1991. Nel mezzo ci sono stati rari tentativi di cercare una soluzione: il più importante ad opera di Winston Churchill, che auspicava la presa della Berlino nazista passando dai Balcani”.
Gaiser ha poi parlato della funzione della Turchia nello scacchiere geopolitico: ” La Turchia funge e fungeva da blocco per la Russia, infatti la flotta russa non può entrare nel Mediterraneo se non circumnavigando l’Asia da Vladivostok o passando dal Mare di Barents a nord, visto il presidio dello sbocco del Mar Nero”.
Una problematica evidenziata da Gaiser è stata anche la necessaria unanimità del voto per poter approvare misure sostanziali in Unione Europea, infatti tutti quanti ne possono avere un vantaggio, mentre un voto a maggioranza non darebbe possibilità di decisione ai paesi meno influenti come i novelli candidati balcanici e causerebbe malcontento. Le problematiche si vedono anche nei numeri della popolazione e nell’arretratezza economica dell’Ucraina e dei Balcani: pr Gaiser, “i fondi europei andrebbero ad est, con un paese come l’Ucraina da rimettere completamente in piedi e una serie di riforme da attuare, come quelle agricole, che necessitano di una grande quantità di fondi”.
Gaiser ha infine esposto una possibile soluzione recente alle instabilità dell’area: l’iniziativa “The Three Seas”, sostenuta dagli Stati Uniti, che punta alla compattazione economica e infrastrutturale della parte orientale del continente; l’idea è nata nel 2012, spinta dalla paura della penetrazione cinese e delle mosse russe, per evitare un andamento est-ovest dei flussi economici e convertirlo in un andamento sud-nord, dalla Grecia al nord Europa: il progetto prevede la connessione delle due aree attraverso un’autostrada, eventualmente vitale in caso di necessità di uno spostamento rapido delle truppe, e lo spostamento facilitato di gas naturale liquido dalla Grecia, che attualmente ha poche e mal organizzate tratte per lo spostamento di merci”.
L’ostacolo alla realizzazione di questo progetto sono i nazionalismi statali, tra i quali quelli della grande Grecia e della grande Ungheria, che riguardano pressoché tutti gli stati balcanici e le loro mire storiche nell’area.
Queste sono sostenute anche “da un complesso processo di mistificazione della storia, che fa parte del rito politico e sociale della regione; un mondo nato diversamente, con fondamenti storici creati ad hoc, ad esempio la battaglia della piana dei Merli, narrata come il sacrificio dell’aristocrazia serba per fermare gli Ottomani, viene vista come un momento di sconfitta; in realtà il momento mitico è falso, la battaglia c’è stata e il re serbo è morto, ma i Serbi hanno vinto e ucciso il sultano, e per centinaia di anni si è scritto della vittoria serba che ha fermato l’avanzata ottomana”.
Gaiser ha concluso la serata, prima di rispondere alle domande dei presenti, affermando che “il buco nero dei Balcani non è uno scenario a cui possiamo essere preparati, ma cercare soluzioni non interconnesse con la questione ucraina non ci porterà a nulla di buono; in aggiunta, l’ammissione di Moldavia e Ucraina all’iniziativa dei Tre Mari li ha resi associati di una cooperazione rafforzata interna all’Unione Europea e di fatto li ha portati ad uno stato avanzato per l’ingresso nell’Unione, complicando ulteriormente le possibilità di risoluzione dello scenario”.
Michele Carenini