LECCO – Il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori, è ormai da tempo al centro di un vero e proprio intrigo internazionale.
L’opinione pubbica italiana sul caso è spaccata: se infatti da un lato c’è chi ritiene che debbano essere processati in India, dall’altro non mancano persone letteralmente ossessionate dal caso dei due fucilieri, che vorrebbero vederli riportati al più presto in Italia.
La questione aveva coinvolto in pieno anche Lecco già nel 2014, quando l’allora governatore della provincia Daniele Nava bloccò la richiesta di una casa di produzione dell’industria cinematografica indiana Bollywood di ambientare a Villa Monastero di Varenna alcune scene di un nuovo film proprio per via del caso-Marò.
Ora però l’affaire è tornato di nuovo alla ribalta nelle cronache locali.
Sulla vetrina di un’agenzia di consulenza della città, da qualche tempo è apparso infatti un eloquente cartello con la scritta “Questa azienda non assumerà personale di nazionalità indiana finché i nostri soldati non verranno liberati“. Il messaggio è accompagnato da una foto di Latorre e Girone, corredata dall’invito a liberare i due militari.
Al di là dell’auspicio per il ritorno in patria dei due marò, ciò che desta stupore è altro. Che un’azienda si rifiuti di assumere personale di una specifica nazionalità appare infatti un atto di discriminazione razziale. In contrasto con la legge, come confermato da un avvocato interpellato nell’occasione; a lato della dubbia opportunità di una provocazione di questo genere, in tempi “delicati” come quelli che corrono.
Michele Castelnovo