AFS INTERCULTURA COMPIE
CENTO ANNI: NEL LIBRO
UN SECOLO DI SCAMBI

casa pozzo3LECCO – Un secolo di scambi culturali, questo vuole celebrare “Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze agli scambi interculturali” libro scritto da Roberto Ruffino e da Stefania Schinzari e presentato dalla sua coautrice al pubblico che si è riunito presso la Casa sul Pozzo di via Bergamo per un aperitivo letterario nel tardo pomeriggio di sabato. L’incontro è stato promosso ed organizzato dalla sezione di Lecco di Intercultura, braccio italiano di AFS, in concomitanza della ricorrenza del centenario di fondazione dell’associazione che muove ogni anno oltre 12000 ragazzi in tutto il mondo.

Nel lontano 1915 AFS (sigla di American Field Service) nacque come ente coordinatore di alcuni gruppi di studenti universitari statunitensi che volevano intervenire come volontari nel primo conflitto mondiale come autisti di ambulanze in Francia. Pregio dell’associazione era l’avere una struttura esilissima, che la rendeva versatile e rapida nel gestire gli ovvi imprevisti di un’attività di questo tipo. Andrew Piatt e Steve Galatti, vertici di AFS fin dalla sua nascita, costruirono così uno dei servizi di supporto ospedaliero più efficiente della prima guerra mondiale.

Ciò che i giovani americani si riportarono in patria, alla fine del conflitto nel 1918, fu, con le parole della Schinzari, «una nuova idea di Francia, di Europa e di relazioni tra americani ed europei». Fu questa la prima conquista ideale del movimento che, durante il secondo conflitto mondiale, accordandosi con l’esercito britannico, portò assistenza in tutto il globo, affiancandosi all’esercito inglese di stanza nelle colonie.

casa pozzo1La svolta avvenne dopo il 1945. Fu da quel momento che, invece di volontari per operazioni militari, AFS iniziò a gestire lo spostamento di studenti, universitari prima e delle scuole superiori poi. «L’intento, vivo ancora oggi, era quello di portare all’estero giovani nel pieno del loro cammino educativo» ha spiegato la Schinzari «nel momento cioè in cui pregiudizi ed ideologie non hanno ancora chiuso ed irrigidito le loro menti». Andò in questa direzione il passaggio convinto agli studenti più giovani e la fede nell’interculturalità come cammino oltre ogni frontiera.

Si pensi che già nel 1948 i primi ragazzi italiani e tedeschi vissero la loro esperienza di scambio negli Stati Uniti, dove nel 1954 arrivarono anche i giovani del Giappone, lungo un cammino di riappacificazione ed incontro che superasse le differenze del periodo bellico. Negli anni ’70 AFS divenne una vera e propria rete di scambi, che non prevedono più soltanto un periodo di studi negli USA bensì un movimento reciproco di giovani tra 60 paesi in tutto il mondo, fino alle dimensioni di oggi: un secolo di vita e un totale di 200000 volontari sparsi per il globo.

Non si dimentichi, infatti, che la longevità di AFS ed Intercultura è soprattutto dovuta alla volontà di chi offre se stesso all’operato di tale organizzazione, aperta a tutti. Tutti sono liberi di parteciparvi, sia come candidato a vivere un anno all’estero, sia come famiglia ospitante. E’ proprio nelle famiglie che questi ragazzi sono accolti e benvoluti, qui dove, insieme con la scuola, essi incontrano i pilastri dell’educazione umana e civile di un paese.

La sfida, dopo un secolo, è ancora la stessa, vale a dire cambiare il modo di pensare di chi è chiuso nei propri pregiudizi, seminare perciò elementi di positività ed incontro che fra altri cent’anni saranno cresciuti ancora di più. «All’interno di una guerra immateriale, combattuta oggigiorno al di fuori delle trincee» ha concluso Stefania Schinzari «quali semi di cura possiamo seminare nella speranza di rinnovare la missione di Intercultura? Lo sforzo che dobbiamo compiere deve comunque nascere dall’umiltà di voler cambiare il mondo un individuo alla volta».

Paolo Saporito

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