A SOMANA INCANTO, STORIA
E IL PROFUMO DEL TEMPO

SOMANA1MANDELLO DEL LARIO – E’ stato ospitato dal Torchio di Somana il pomeriggio dell’Epifania mandellese, tra alcuni giovani allievi della Scuola Musicale San Lorenzo e tre fra i poeti dialettali del luogo, Elio Galbusera (Gèm), Mario Ciappesoni e Tullio Colombo Sala. Ha presentato una tra le responsabili, Luisa Rota Sperti. Un accostamento incantevole. Il luogo, perfetto per l’incontro tra arte e tradizione, per mostre e momenti di piacevole convivialità, si è rivelato un ottimo investimento per il Comune mandellese che ne ha sostenuto la ristrutturazione. Poi il compito più difficile, quello della vita culturale. La scommessa è pienamente vinta, grazie alle continue iniziative che lo popolano. Intimo, fiabesco, ricorda i bei tempi agropastorali dei nostri borghi lariani.

SOMANA4Ad accogliere il pubblico il presepio interamente costruito di corteccia, con i personaggi a grandezza reale, posto proprio sotto il terrazzamento della sala e poi, appena sopra, note, parole, incantamenti. Gli allievi hanno presentato con grande dedizione brani di Mozart, Paganini, Mendelssohn, esprimendo quel sapore natalizio misto al brivido dato dalle prime esperienze di fronte al pubblico.

Alternati alla musica classica, tra pianoforte e chitarre classiche, eccoli, i narratori del tempo. Orgogliosi, emozionati, i poeti dialettali intervenuti come i Re Magi, lontani dalla quotidianità che ci spinge per altre strade e decisi nel raccontare invece i sentimenti e gli aneddoti di una vita che ci possono ridare solo loro.

Rivestiti di una sincera responsabilità, con quel tratto ludico che caratterizza lo schema poetico dialettale, sono riusciti nel loro modesto ma preciso intento di rievocazione storica, piacevolmente intima. Fondamentali ritagli della loro esperienza umana e di uomini campestri, momenti di forte empatia con la natura, impregnati di odori e lavori scomparsi, hanno portato la degustazione di questo pomeriggio ad altissimo livello, coinvolgendo tutti i sensi. Ci hanno ricordato quanto le parole abbiano il potere di fermare l’uomo e farlo guardare verso le montagne che lo circondano così come alle piccole cose e a quelle più scontate, ovvie o ignorate, come la nostra ombra. Il dialetto, testimonianza storica che dice il passare del tempo, delle culture all’interno dei paesi stessi, spesso varie e rimaste solo in versi poetici.

Un richiamo per tutti quindi e un invito, non solo a salire agli eventi organizzati con tanta professionalità al Torchio ma anche a calarsi nelle atmosfere che si creano sotto quelle travi dal sapore antico. La poesia ha sfiorato la narrazione e si è profondamente gemellata con il tema musicale ricordandoci che tutto intorno a noi “canta”, canta la vita, canta l’amore, la terra, l’aria di primavera e se ascoltiamo bene canta anche la notte, magari facendoci sognare.

Michele Casadio

 

“Me fermi chè… Laseem chè, sòll. Sòt a sta Tèra, cùj so prufòm, cùj mè pensee. Me fermi chè… Varr Gnaa la pèna, dè turnà ‘n dree”.

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La manifestazione è stata inserita in occasione della mostra “La cucina ai tempi del camino”. Lungo l’articolo, i commenti in riferimento ai brani poetici sono stati tratti esclusivamente dalle poesie stesse presentate dai poeti durante l’incontro. L’ultima frase è la conclusione della poesia “Mè fermi chè” di E. Galbusera).