MILANO – Dal 13 al 23 settembre Milano si prepara ad ospitare, nei suggestivi spazi della Ex-Fornace la quarta ed ultima tappa del progetto “Continuum” dell’artista leccese Raffaele Quida a cura di Alessia Locatelli, critica d’arte e fotografia originaria di Lecco. La mostra è conclusiva di un percorso che dal 2016 è approdato nelle principali città pugliesi e che ha come focus d’indagine il corpo.
Come l’artista racconta: “Il Corpo, dal momento del concepimento-nascita, ai coinvolgimenti relazionali e sociali. Questa indagine viene attivata attraverso l’immissione di oggetti industriali nel ritmo urbano, a diretto contatto con la collettività e con gli spazi in cui essa quotidianamente vive, con le sue abitudini e le sue necessità”. Una ricerca sull’esistenza, attraverso la lettura delle relazioni con lo spazio pubblico e sociale. La mostra milanese sintetizza tutto il progetto Continuum e si struttura posizionando nelle suggestive volumetrie della Ex Fornace (piano terra e piano2) le fotografie scattate nelle precedenti esposizioni e degli elementi “totemici” che hanno caratterizzato le installazioni urbane nelle città attraversate: Bari a cura di Antonella Marino, Lecce a cura di Lorenzo Madaro. Ci sarà inoltre la proiezione del video ripreso durante la performance della terza tappa di Taranto a cura di Michela Casavola.
Al piano secondo la mostra proseguirà con una installazione di carte fotosensibili in grandi dimensioni, collocate nei mesi di luglio ed agosto in un’altra location, e poi a settembre, ri-posizionate per interagire con la luce milanese alle finestre che affacciano sul naviglio pavese. La luce interverrà tracciando le sagome di entrambe le geometrie architettoniche sulle carte in una interazione di luoghi geograficamente distanti, ma uniti in un ponte di luce concettuale.
Lo spazio pubblico della Ex Fornace si colloca coerentemente con l’idea di ridefinizione degli spazi urbani già attuata nelle precedenti esposizioni, in un tentativo d’indagine che dovrebbe indurre il fruitore ad una rielaborazione attraverso una serie di operazioni – fisiche e simboliche – che esprimono da un lato la crisi di disadattamento ambientale e dall’altro la rottura di equilibri precostituiti. La ridefinizione delle geografie cittadine e degli spazi pubblici entra così in una relazione profonda con la riflessione sul ciclo della vita: l’individuo nel suo periodo vitale, che non cessa con la morte, bensì rientra in un ciclo, in un Continum appunto spazio-temporale, in cui la polvere (la morte intesa come fine) non è altro che l’elemento costitutivo di nuove realtà tangibili.