NOSEDA RACCONTA L’IMPRESA:
33 GIORNI NELL’ATLANTICO,
“DURISSIMA, MA ERA IL MIO SOGNO

LECCO – 33 giorni nell’Oceano Atlantico, da Tenerife a Martinica, da solo. È questa la grande impresa di Dario Noseda, classe 1968, autore della prima traversata atlantica in solitaria a bordo di una ‘semplice’ Star, deriva olimpica lunga meno di 7 metri (6,90 per l’esattezza).

NosedaIl regatante, originario di Laveno Mombello ma residente a Mandello del Lario, è stato ospite martedì sera del Panathlon Club Lecco, nella tradizionale conviviale mensile: sede della serata la Canottieri Lecco, dove Noseda è tesserato. Ad invitarlo il presidente della Società Canottieri e panathleta Marco Cariboni. Una grande occasione per i soci presenti di incontrare il velista, autore di una straordinaria impresa, che resterà nella storia.

Dario Noseda coltivava il sogno da tempo, come ha raccontato lui stesso: “Ho sempre amato andare in barca a vela e il mio grande sogno era quello di navigare da solo in Oceano e compiere una traversata a bordo di una Star”. Lo scorso dicembre Dario è riuscito a coronare il suo sogno: il 18 dicembre, dopo 33 giorni di navigazione in solitaria nell’Oceano Atlantico, è ‘sbarcato’ sull’Isola di Santa Lucia, a sud di Martinica.

Ma andiamo con ordine. Dario parte l’11 novembre 2017 dal Real Club Nautico di Tenerife: davanti a lui 3.520 miglia da affrontare da solo, su una piccola deriva olimpica, pensata per regate standard e non certo per una traversata oceanica. I giorni di navigazione si susseguono, non senza difficoltà: la barca è difficile da governare sulle onde oceaniche, la barca è piccola, non si può certo camminare per sgranchirsi le gambe, nel pozzetto non ci si può sdraiare, si sta seduti, dormire è difficile.

Noseda DarioPochi giorni dopo essere partito Dario è costretto a fare uno ‘scalo’ forzato a Capo Verde, per risolvere alcuni guasti all’impianto elettrico. Dopo essere ripartito è rimasto in mare 22 giorni, finendo sia i viveri che le scorte d’acqua. La sera del 18 dicembre il rocambolesco ‘sbarco’ sull’Isola di Santa Lucia: a causa della forte corrente infatti la Star di Dario è finita a scogli, facendolo naufragare. Grazie alla sua bravura, e, come lui stesso ha ammesso, tanta fortuna, il velista è riuscito a raggiungere la riva, dovendo poi abbandonare la barca incagliata tra gli scogli. Prima di risalire la scogliera Dario riesce a recuperare pochissime cose tra cui la busta con i documenti e la bandiera della Canottieri Lecco. Nient’altro.

“Fortunatamente – ha ricordato il velista – la GoPro era nella busta dei documenti, il resto ho dovuto lasciarlo a bordo. Era buio, ero uscito da un naufragio, dovevo raggiungere al più presto qualcuno per poter avvisare chi mi stava attendendo che ero salvo”. A raccontare le emozioni, le difficoltà e anche le paure dell’esperienza di Noseda è un bellissimo film-documentario, assemblato da Giuseppe Banfi detto Baffo utilizzando parte delle riprese che il velista aveva fatto durante la traversata con la sua GoPro. Perse, purtroppo, le immagini girate con il tablet, rimasto sulla Star naufragata e rubato insieme ad altro materiale nei giorni successivi da ignoti del luogo.

Il filmato è stato proiettato martedì sera: ad alternarsi nel video momenti di navigazione, le concitate telefonate e le testimonianze della moglie Silvia Ronchi, che ha seguito la missione dall’inizio alla fine, occupandosi anche di gestire la pagina social del progetto Star in Oceano e di aggiornare tutti gli amici e gli appassionati che per oltre un mese hanno seguito col fiato sospeso l’evolversi degli eventi.

“Fortunatamente – ha raccontato Silvia – poco prima di naufragare Dario era riuscito ad inviarmi le sue coordinate e avevo visto che era diretto a Santa Lucia. Per ore non ho avuto notizie, poi finalmente il telefono è squillato. Mi stava chiamando con un altro numero, io non volevo nemmeno rispondere all’inizio perché pensavo fosse qualcuno che mi chiedeva come stava e io non sapevo ancora nulla. Poi ho deciso di rispondere e ho sentito la sua voce. Era vivo, stava bene”.

A quasi tre mesi dall’impresa Dario non nega le grandi difficoltà, ma anche l’immensa soddisfazione di essere riuscito a portare a termine il suo sogno: partito con le sue poche risorse e l’aiuto degli amici, Noseda ha vinto l’Oceano Atlantico, con la sua Star. “Lo rifarei – ha confessato a chi glielo ha chiesto – è stata dura, durissima, ma mi ha insegnato tanto. Durante la traversata non sono mancati grossi momenti di sconforto, a cui si alternava la paura, che era la cosa peggiore. Una notte sono caduto in acqua, sono riuscito a risalire per miracolo. Tornato a bordo ho chiamato Silvia mia moglie, grazie a lei mi sono tranquillizzato. Mi sono chiuso nel pozzetto e ci sono rimasto per tutta la notte”.

La solitudine è stato poi l’altro grande problema da affrontare: “A essere sincero le giornate passavano anche abbastanza velocemente, avevo il mio bel da fare. Due volte al giorno facevo un giro di controllo generale, dovevo preparare le cose per mangiare, timonare. Ho affrontato la solitudine inventandomi un equipaggio, eravamo in tre: io, Dario e Noseda. Parlavo con loro, ammetto che a un certo punto mi sono spaventato, iniziandomi a chiedere se una volta sbarcato questa cosa mi sarebbe andata avanti o avrei smesso. La notte era molto dura: non ho mai dormito più di due ore di fila, alla fine sono arrivato davvero provato”.

E la ripresa è ancora lungi dall’essere totale, come ha testimoniato. Ma Dario, il mandellese acquisito che ha vinto l’Oceano, non è preoccupato: “Passerà, 33 giorni in balia dell’Oceano proverebbero chiunque!”. Al termine della serata Noseda è stato premiato come da rituale dal presidente del Panathlon Club Lecco Riccardo Benedetti e da Marco Cariboni con un omaggio. La conviviale è stata occasione anche per presentare un nuovo socio, Francesco Castelletti.