Buongiorno direttore,
vorrei tentare di esporre il mio pensiero su quella che è la vicenda Formigoni rispetto alla mail girata a tutte le famiglie con figli frequentanti le scuole di Lecco “Pietro Scola” e “Massimiliano Kolbe” (oggetto di un nostro articolo di ieri, ndr).
Innanzitutto ci tengo a precisare che sono mamma di una bambina che frequenta la Pietro Scola, ma come famiglia non apparteniamo al movimento.
Ho fatto questa scelta educativa pochi anni fa, ben consapevole di quali fossero i principi fondanti della scuola. Giovedì sera quando è giunta la notizia della sentenza riguardante Roberto Formigoni e la mattina dopo, quando invece ho letto che era già a Bollate, il mio primo pensiero è andato alla sorella, la direttrice della NOSTRA scuola.
Oggi ho ricevuto la mail della scuola, mi sono fermata a riflettere sui contenuti e, per come l’ho vissuta io, in questo momento mi sento di ringraziare il presidente della cooperativa per averci ricordato di fermarci ad esprimere vicinanza nella preghiera alla famiglia Formigoni.
Chi di noi genitori in questo momento non si sente vicino nel dolore alla direttrice? Dove sarebbe l’errore nel chiedere una preghiera per sostenere lei o il fratello? Chi siamo noi per prendere le distanze? I quanti di noi sanno cosa significhi avere un familiare in carcere?
Ci lamentiamo forse quando veniamo invitati al momento di preghiera a Natale, Pasqua, o tutti i venerdì mattina quando il momento di preghiera viene condiviso da alunni, famiglie e insegnanti?
Non è forse vero che in una comunità, di qualsiasi tipologia si tratti, se soffre un membro, soffrono un po’ tutti? La nostra scuola è sicuramente una bellissima comunità, un’agenzia educativa, dove se uno soffre,anche gli altri soffrono.
Ho la presunzione di pensare che sto semplicemente facendo da portavoce alla quasi totalità delle famiglie della nostra comunità scuola, pertanto la ringrazio per aver dato spazio a queste mie parole.
Cordiali saluti
[Lettera firmata]