Caro Virginio, non scomodiamo il “vero bene”.
Tutti si chiedevano dove fosse finito Kim Jong-un e invece ne stava crescendo uno qui, sotto il Resegone?
Mi è sembrato infatti che l’amico Virginio Brivio, Sindaco di Lecco, abbia scambiato la nostra bella città per una nuova Corea del Nord, forse per far contenti i compagni della sua coalizione che ancora giocherellano con il comunismo d’antan.
E così su carta intestata del Comune (che speriamo non si sia trasformato in Soviet), dopo una nota largamente condivisibile sulla Fase2, specifica chiaramente – nero su bianco – che in vista delle prossime elezioni “se le forze politiche saranno rispettose del vero bene (sic!)….dovremo vederle convergere su queste azioni”. Ovvero dà la (sua) ricetta come una proposta e chiede di applicarla come un (altrui) dovere, pena l’onta di non essere rispettosi del “vero bene”.
Il “vero bene”. Ecco. Un concetto che appare assai più grande del compito di una qualsivoglia Giunta comunale (specie se agli sgoccioli), nonostante la prudenza delle minuscole. Ma soprattutto un concetto che, senza scomodare “La Repubblica” o Machiavelli, sarebbe opportuno lasciar fuori dal libero gioco della democrazia, che richiede più dimestichezza con il relativo che con l’assoluto.
Signor Sindaco, caro Virginio, accetta un consiglio: consenti che alle prossime elezioni ognuno decida sul bene che ritiene meglio per se stesso e per la città; e che non necessariamente coincide con ciò che dici tu. Il “bene vero” lasciamolo, per chi ha fede, alla pratica degli altari e, per quanto riguarda la politica, a Kim Jong-un e nipotini affini.
Lecco