REGIONE, VERTICI DELLA SANITÀ
A LECCO. LETIZIA MORATTI
ILLUSTRA LA RIFORMA

LECCO – Per fortuna che c’è il PNRR a portare ossigeno alla Sanità pubblica con 1, 2 miliardi di euro per la Regione Lombardia a cui si aggiungono 800 milioni stanziati dall’ente stesso. Un tesoretto di cui c’era necessità, lo dicono i protagonisti della sanità locali accorsi oggi pomeriggio venerdì al “Roadshow” ovvero presentazione itinerante della riforma socio sanitaria regionale con tappa a Lecco nella sede della Camera di Commercio. Titolo, “Salute, un bene del territorio. I presidi territoriali e il futuro della sanità”.

E sì perché la sanità passa dall’avere come fulcro, comunque e sempre, l’ospedale a una gestione della malattia diffusa che vedrà nascere le case e gli ospedali di comunità, rispettivamente 218 e 71 sul territorio regionale, coinvolgendo medici di base, infermieri, medici specialisti territoriali e farmacie. Per vederne gli effetti dovranno trascorrere i tempi tecnici dell’erogazione dei fondi e della conseguente creazione dei servizi. Comunque non oltre il 2024.
Nel frattempo tutto ciò sarà anticipato da tre delibere ‘taglia liste d’attesa’ volute della vice presidente e assessore al Welfare Letizia Moratti.
La prima, già in vigore da aprile, riguarda i ricoveri chirurgici oncologici, a luglio diventa attiva quella sugli altri interventi chirurgici e infine a settembre sarà la volta dei provvedimenti per smaltire l’attesa di visite ambulatoriali e diagnostiche.

Oltre ai vertici di Regione Lombardia in materia sanitaria, la citata Letizia Moratti e il presidente della Commissione Commissione III Sanità e politiche sociali Emanuele Monti, regista di questa riforma, in Camera di Commercio a descrivere il percorso della piccola rivoluzione sanitaria c’erano Paolo Favini, direttore generale ASST Lecco, Marco Magri, vice presidente e consigliere delegato Cosma, e Antonio Ardizzoia, direttore del Dipartimento oncologico ASST Lecco, anche la n.1 di Federfarma Lombardia Annarosa Racca e il presidente lecchese della stessa associazione Andrea Braguti – nella foto a destra con il nostro Cesare Canepari, moderatore dell’incontro.

Si tratta di una riforma non calata dall’alto, ma pensata ascoltando tutti gli enti, le realtà e i soggetti che ne saranno coinvolti, sindaci compresi. Nata perciò dopo incontri e confronti organizzati dalla Commissione Monti. Un lavoro preparatorio intenso che sarà di esempio per il resto d’Italia, in quanto la nostra Regione è stata eletta dal Governo, assieme alla Puglia, quale avamposto per testare la trasformazione.

Lecco apripista e protagonista delle sperimentazioni
Il Roadshow di oggi ha fatto tappa in una provincia, la nostra, spesso terreno di sperimentazione sanitaria, la più recente riguarda la ricetta dematerializzata e poi i PRESST di Introbio e Merate.
A Lecco hanno ricordato i relatori non manca l’eccellenza, qui infatti abbiamo il primato europeo del maggior numero di vaccinazioni anti Covid in proporzione alla popolazione, grazie alla diffusione e la vicinanza degli hub vaccinali e alla risposta delle farmacie.

Ampia platea di sindaci e addetti ai lavori in sala, saluti istituzionali da parte della presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann, che si è felicitata perché finalmente si parla di persone e non più di pazienti.

La Riforma
Che cosa vuol dire sanità diffusa? “Un cambio di modello culturale che prevede la presa in carico della persona e non solo della malattia” ha spiegato la vice presidente Moratti.
Significa attività interdisciplinari, con medici, infermieri e specialisti destinati alla persona, portati vicino alla comunità in cui il malato vive.
Verrà alleggerita la pressione sugli ospedali che rimarranno punto di riferimento principalmente per le fasi acute di malattia. Mentre attualmente ai nosocomi arrivano casi potenzialmente curabili in altri contesti. Ne sono cartine tornasole i pronto soccorso degli ospedali ai quali si rivolgono persone per la maggioranza in codice verde (il più lieve), mentre i gialli sono in minoranza e rari i codici rossi.

Alle nuove strutture, le case e gli ospedali di comunità, verranno indirizzati i ricoverati a bassa intensità di cura che potranno restarvi per brevi periodi prima della dimissione completa. In questa categoria troviamo ad esempio i “fragili”, soprattutto anziani sopra i 75 anni di età.
Qui sotto la mappa dei nuovi presidi sanitari comunitari.

Gli ospedali di comunità, inoltre, saranno utili ai pazienti oncologici che vogliono tornare a una vita quasi normale, staccandosi dall’ospedale. Ciò riguarda circa un quarto della popolazione oncologica, come ha ricordato il presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti.

Altra novità sarà il ricorso alla telemedicina per i monitoraggi e per raggiungere coloro che vivono in luoghi montani dispersi.
Vista la loro diffusione, le farmacie diventeranno ‘sociali’ ossia punti di riferimento di servizi. Il primo sarà la possibilità di cambiare o selezionare il proprio medico o pediatra di famiglia. Federfarma ha annunciato la disponibilità del settore a seguire le evoluzioni della riforma sanitaria.

Basta liste di attese lunghissime
Nel video che segue Moratti descrive tre delibere taglia liste di attesa che anticipano la riforma.