LECCO – Venerdì 7 luglio 2023 le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici FIOM CGIL, FIM CISL e UILM UIL hanno indetto 4 ore di sciopero nazionale che interesserà anche la nostra provincia, per il rilancio industriale, l’occupazione, gli investimenti e le transizioni ecologica e digitale sostenibili. Nel lecchese la mobilitazione si articolerà in una sospensione dal lavoro le ultime 4 ore di ogni turno, ma in alcune aziende la produzione si fermerà per l’intera giornata. Contestualmente, alle 15, si terrà un presidio di fronte alla Prefettura cittadina in corso Promessi Sposi.
“Da anni si assiste allo smantellamento di interi settori manifatturieri che riteniamo strategici per l’economia del nostro Paese, come l’automotive, la siderurgia, l’installazione impianti e la produzione di elettrodomestici – si legge in una nota della FIOM di Lecco -. La politica si è dimostrata incapace di affrontare adeguatamente questa situazione, limitandosi a “gestire” le vertenze industriali caso per caso e con strumenti ordinari, senza la visione strategica necessaria di fronte a una crisi evidentemente sistemica. L’Italia è, tra gli Stati più industrializzati del mondo, quello che fa registrare maggior ritardo nei processi di transizione ecologica e digitale. La pandemia, come la guerra, hanno inoltre evidenziato l’elevato grado di dipendenza della nostra economia da componenti e materiali realizzati fuori dai confini nazionali, una condizione frutto anche di precise quanto perverse scelte di delocalizzazione/ internazionalizzazione di processi produttivi troppo spesso subalterni alla logica della competizione giocata al massimo ribasso del costo del lavoro”.
Lo sciopero di venerdì ha l’obiettivo di incalzare il governo, a cui fanno capo le politiche industriali, e al sistema delle imprese, “che troppo spesso si arroccano sulle proprie rendite di posizione, affinchè siano messe in campo tutte le sinergie possibili per invertire queste tendenze negative”. Lo sottolinea Maurizio Oreggia, segretario generale FIOM CGIL Lecco: “Scioperiamo per richiamare le nostre controparti ai rispettivi ruoli e responsabilità: quella sociale delle imprese, che non deve pensare solo al profitto ma garantire le giuste condizioni di dignità affinché attraverso il lavoro le persone possano anche realizzarsi nella vita; e quella politica del governo, a cui chiediamo di sostenere il reddito da lavoro, contrastare il precariato, vincolare a precisi risultati in termini di qualità occupazionale gli indispensabili investimenti pubblici e privati nei settori considerati strategici, predisporre una riforma degli ammortizzatori sociali per tutelare appieno le lavoratrici e i lavoratori dentro i grandi processi di transizione”.
Prosegue Oreggia: “Sarebbe un grave errore pensare che la grave crisi che attraversa i settori sopra citati si risolva da sola, e che possa coinvolgere solo le imprese e gli addetti interessati, soprattutto in un territorio come quello lecchese dove il manifatturiero rimane un motore trainante dell’economia e, di conseguenza, se non si agisce potrebbero esserci ricadute sull’intero tessuto sociale. Abbiamo tutte le potenzialità per farcela, partendo dalla necessaria riflessione sulla riappropriazione di un ruolo centrale all’interno della produzione delle catene del valore, puntando anche sul rientro di asset industriali dall’estero (il cosiddetto reshoring) e sulla qualità del lavoro”.