LECCO – Riceviamo e pubblichiamo un intervento scientifico, destinato a suscitare discussioni e probabilmente anche polemiche.
Dopo la pubblicazione dei più recenti dati forniti dall’ASST di Lecco – che confermano la saturazione dei posti letto in Terapia intensiva e sub intensiva al ‘Manzoni’ di Lecco -, il chirurgo del nosocomio di Gravedona Giorgio Baratelli espone di seguito le sue considerazioni in materia:
Non voglio parlare di curve di contagi, di tamponi positivi o debolmente positivi, di sintomatici, di curve di mortalità, di misure di contenimento, di possibile lockdown.
Desidero portare la riflessione sul fatto che la PERICOLOSITÀ del COVID-19 è rappresentata dal TASSO DI OSPEDALIZZAZIONE dei malati sintomatici (gravi) in un TEMPO BREVE (giorni).
Questa è la caratteristica che mette in crisi il sistema sanitario perché i posti letto in degenza e in terapia intensiva sono saturati in breve tempo.
La mortalità per covid-19 è bassa, muoiono pochi ammalati, soprattutto gli anziani con molte comorbilità, anche se abbiamo avuto morti di persone giovani e senza comorbilità.
Il problema è che questi pazienti SATURANO IL SISTEMA SANITARIO perchè rimangono ricoverati per un periodo variabile da 10 a 30 giorni, occupando posti letto (intensivi o semintensivi), che non potranno essere usati da altri pazienti che arriveranno nello stesso periodo con altre patologie (infarti, ictus, tumori, incidenti stradali, urgenze chirurgiche, ecc.)
Quindi non è corretto ragionare sulla gravità di covid-19 paragonando la sua mortalità con la mortalità di altre malattie.
Ogni anno l’influenza stagionale causa il ricovero e la morte di molte più persone del covid-19, ma lo fa nell’arco di 6-7 mesi, non di poche settimane! Anche gli infarti, gli ictus ed i tumori si distribuiscono nell’arco dei 12 mesi dell’anno!
Due sono le conclusioni di questa riflessione:
1 la prima: la saturazione delle risorse determina la necessità di una scelta.
Si tratta di una scelta dolorosa, ma inevitabile, una scelta difficile e angosciante, una scelta che nessun medico vorrebbero mai essere costretto a fare.
A causa di questo in rete siamo già stati etichettati assassini; questo non merita commento, ma è interessante notare come è un attimo passare da eroi a delinquenti.
Proprio per aiutare i medici in questa scelta sono state scritte delle indicazioni che sono di dare la precedenza in terapia intensiva “a chi potrà ottenere grazie ad essa un concreto, accettabile e duraturo beneficio”; quindi, in modo semplice, i criteri di scelta sono l’età e la gravità del quadro clinico.
2 la seconda, che è soprattutto un’esortazione: evitare di procurarsi un problema che richieda un’ospedalizzazione soprattutto in questo periodo, con le risorse ospedaliere al collasso; tanti incidenti possono essere prevenuti agendo sui propri comportamenti, ad esempio aumentando la prudenza nella guida e nelle attività del tempo libero (lavori di bricolage, attività sportive pericolose).
Chirurgo e direttore dell’unità di senologia
Ospedale Moriggia Pelascini – Gravedona (CO)
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