MEDITAZIONE DI DON G. MILANI
NELLA SECONDA DOMENICA
DOPO LA PENTECOSTE

Il brano di vangelo di questa domenica è tratto dal discorso della montagna che, nell’orditura del vangelo di Matteo, ha solennità d’essere primo; queste esortazioni sono espresse poco dopo quel centro teologico che è la preghiera del “Padre nostro”; mette davvero conto farne pensiero perché l’intera visione del discepolo è illuminata dal rapporto col “Padre nostro dei cieli”. “Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito?”. Anzitutto è da attendere bene al discorso sulle priorità. Gesù non ci chiede di disinteressarci del cibo (che sostiene la vita) o del vestito (che dà decoro al corpo); ci esorta invece a far buone misure di valore: mettere dunque prima la vita e il corpo a quanto loro occorre.

Qui c’è bisogno di un criterio che ci è suggerito non solo dalle priorità che ci sono immediatamente ricordate, ma dall’allargare lo sguardo attorno per poter considerare l’attenzione del “Padre vostro” che – notiamolo bene – è sottolineato in rapporto agli uomini, mentre cura cose di ben minore conto pur non avendo la stessa paternità stretta che Gesù fa rilevare ai suoi ascoltatori. È bello quest’occhio, quasi di poesia, sulla natura per alludere alla tenerezza paterna del Signore, di Dio che ci è continuamente rammentato Padre. Certo che la meditazione poetica non risolve la vita, c’è sicuramente necessità di impegno anche per le cose materiali, ma questo nel quadro più grande dell’umanità accolta dallo sguardo paterno e provvidente dall’Alto. È da pagani un affanno che consideri solo le occorrenze materiali. Quanto lo capiamo, specie in questo nostro tempo che ha visto tanto spesso sciupio, più che impiego, delle risorse naturali – dono del Signore del creato – così sovente dettate dalla sola cupidigia dell’uso e non dalla più alta considerazione di rispetto ed equilibrio.

Il cercare il regno ci dona cuore ed occhio capaci di considerazioni veramente umane, indica oltre l’immediato, addita la complessità delle cose che con equilibrio umile, ma anche con la dignità del sentirci figli, parte a un dono, ci pone in condizione impegnata e felice nel mondo e nel regno. “Cercare il regno di Dio e la sua giustizia” ci colloca proprio nella condizione di gustare e godere le cose materiali reinterpretate nella luce alta, consapevole e generosa (“Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno”) della considerazione del regno: regno di Dio sulla terra e ben oltre.

 

Don Giovanni Milani