SANDRO MAGNI/SU QUEL PIANO “SESSUALMENTE PREOCCUPATI”

magni sandroLa pressa-pochezza dei contendenti genera i mostri. Così si dovrebbe arguire dallo strumentale dibattito in merito a un modesto progetto sulla parità di genere del recente Piano di diritto allo studio approvato dal Consiglio Comunale.

Pressa-pochezza perché il maschio dei due interlocutori scambia parità di genere con identità di genere. Coinvolgendo la sua interlocutrice. Donna. Il progetto in realtà è inserito in un tema  che è quello della cittadinanza paritaria. E così come è presentato, è un  banale tema di pari opportunità.

In realtà entrambi gli interlocutori, sono assolutamente contrari, e l’hanno dimostrato con l’eguale  voto, in consiglio comunale, a qualsiasi forma di educazione sessuale nella scuola.

Ma , all’ombra, volutamente rischiarata, dai riflettori della ribalta, in una presunta segretezza, ovviamente dovuta alla “delicatezza” del tema, operano altri più intrusivi, e corposi, interlocutori.

Lo leggiamo su un settimanale della nostra città. Sono in una riunione top secret. Che non abbiamo capito se sia ancora in corso. Così volutamente segreta da farsi volutamente palese. Vi partecipano l’assessore Francesca Bonacina e alcuni “religiosi”, che poi diventano “i sacerdoti lecchesi”. In bella vista, e con tanto di foto,  preoccupati dell’educazione sessuale a scuola.

Quello che è inaccettabile  è,  per l’ennesima volta, che un assessore prenda ordini o debba giustificarsi non davanti alla cittadinanza o a chi la rappresenta ma a un “gruppo di pressione” che non ha, tra l’altro titoli di esemplarità da esporre, nel merito.

Il problema, che si evidenzia all’ennesima potenza, sta nella rivendicazione di un primato- monopolio che questi rappresentanti di una religione, quella cattolica, avanzano in tema di educazione sessuale. In realtà, in modo sussidiario, si dovrebbe intendere alle famiglie. Evidentemente incapaci. O più fondatamente in loro sostituzione, in quanto unici detentori-interpreti-portavoce  della verità.

Questo è il problema. Il problema non è che la sessualità venga cancellata.  E come potrebbe? Il problema è chi l’amministra, per piegarla ai propri fini. Il problema è che sia oggetto di una esclusiva, che si sottragga allo spirito critico, proprio di un confronto pubblico e aperto, come quello che può avvenire nelle aule scolastiche.

L’importante che venga amministrata in un confessionale, dal pulpito. E solo secondariamente, quando il problema è incontrollabile, lasciata residualmente a operatori privati o pubblici, in ovattati studi di psicoterapeuti o  in più rumorosi ambulatori o reparti ospedalieri. O ancora e più in là a carceri o istituti penitenziari. Il “laico”, privato o pubblico che sia, come residuo. Con tutte le sue tentazioni a “secretizzare”. A istituzionalizzare. A non rendere conto. A ri-confessionalizzare. A s-democratizzarsi. A diventare autoritario e non autorevole.  

Non è un caso che si pretenda che la sessualità sia un’educazione e non, prima di tutto, una istruzione. Non è un caso che la nostra scuola pubblica, così vaticano-centrica, non abbia mai inserito, come in tutti gli altri paesi del mondo, nei suoi programmi l’educazione sessuale. E’ del tutto evidente, secondo Lor signori, che quella disciplina, debba essere sottratta  alla libertà di insegnamento e alla libertà di ricerca. E diventare uno strumento, ormai impotente, di disciplinamento delle “anime”.

Dopo l’abbondante obolo, anche a Lecco, per la scuola cattolica, per la così detta libertà di scelta, adesso si pretenderebbe anche di mettere il bavaglio a libere discussioni in consiglio comunale, per  annettersi altri campi di sapere.  “Con tacite intese”. Facendosene beffe, in questo caso, della libertà di scelta.

Il problema è che l’educazione sessuale, dovrebbe diventare un patrimonio comune, non sottratto al confronto pubblico. L’interesse comune è che di essa se ne parli in modo serio e sereno, con protocolli  criticabili e controllabili. Da tutti, senza monopoli di fatto.

Immaginare che debba essere lasciato in gestione esclusiva alla famiglia o alle chiese, di qualsiasi religione siano, è un errore gravissimo. A meno che non ci si renda conto che i guasti principali riguardo alla sessualità di ciascuno e ai problemi anche violenti spesso, anche socialmente connessi, non dipenda proprio da una esclusiva familiare. O dalla pretesa di sostituirsi, a loro nome, con un una esclusiva religiosa.  A meno di “far finta di essere sani”

Alessandro Magni 
Consigliere Comunale