‘SAN NICOLO D’ORO’ A UNA CITTÀ
BELLA, SOLIDALE, SOSTENIBILE.
NEL DISCORSO DEL SINDACO
IL FUTURO PENSATO PER LECCO

LECCO – Celebrazioni per la festa di San Nicolò a Palazzo Bovara, nel corso delle quali il Comune di Lecco ha simbolicamente assegnato la Medaglia di San Nicolò d’Oro alla Comunità di Lecco “quale espressione di riconoscenza e gratitudine nei confronti di tutti coloro che hanno contribuito con il proprio operato e comportamento al contenimento della grave pandemia da Covid-19 dimostrando senso di responsabilità, solidarietà, professionalità e intraprendenza”.

Con l’occasione è stato anche inaugurato e benedetto il presepe allestito nel cortile del palazzo comunale dall’Associazione Italiana Amici del Presepio, sede di Lecco.

 

Discorso di San Nicolò del 6 dicembre 2020

Buongiorno e benvenuti a tutti i cittadini lecchesi, alle autorità religiose, civili e militari della nostra città qui presenti secondo i vincoli posti dalle restrizioni Covid. E un caro saluto a tutti coloro che ci seguono da casa, grazie allo streaming del Comune di Lecco. Un particolare saluto al Presidente del Consiglio Comunale Francesca Bonacina e ai capigruppo delle forze politiche che, tutte insieme, rappresentano la nostra città.

Celebriamo oggi, 6 dicembre 2020, il nostro Santo patrono San Nicolò. Questa è una festa cara a tutti noi lecchesi, ricca di dolcezza e d’intimità, con quella mela rossa così semplice eppure così speciale e cara a tutti i bambini, e cara a tutti noi adulti, che oggi più che mai, leggiamo e rinnoviamo il significato di quella mela, ossia il miracolo della generosità e della gratitudine che dalle mani di San Nicola può diffondersi grazie alle nostre mani, alle nostre azioni, nella città di oggi.

Con questa suggestione, dove affondano le radici della nostra “lecchesità”, è parso naturale e unanime da parte di tutte le forze politiche cittadine conferire, in quest’anno segnato dalla pandemia, il nostro massimo riconoscimento civico, il “San Nicolò d’Oro”, a tutti i lecchesi, o meglio all’intera Comunità di Lecco, quale espressione di riconoscenza e gratitudine nei confronti di tutti coloro che hanno contribuito con il proprio operato e comportamento al contenimento della grave pandemia da Covid-19 dimostrando senso di responsabilità, solidarietà, professionalità e intraprendenza.

Oggi nella nostra sala consiliare ospitiamo solo una rappresentanza simbolica di tutti coloro che si sono adoperati con costanza e intensità, mettendosi a servizio della comunità locale secondo le proprie competenze, le proprie capacità, con quello che retoricamente potrebbe sfiorare l’eroismo ma che per noi lecchesi resta sempre e solo in nostro “senso del dovere”, “di fare le cose per bene, quando c’è bisogno”, il “volere e saperle fare insieme”.

Per questo oggi abbiamo invitato, come testimoni della comunità lecchese, rappresentanze di medici, infermieri, volontari delle associazioni e della protezione civile, sacerdoti, rappresentanti delle Rsa ma anche commercianti, farmacisti, commessi e edicolanti, operatori del servizio igiene e nettezza urbana. E ancora chi ha attivato e gestito raccolte straordinarie di risorse economiche e materiali, la Fondazione Comunitaria, i dipendenti comunali del settore servizi sociali, anagrafe e cimiteriali, le istituzioni pubbliche tutte preposte all’emergenza, le Forze dell’ordine.

Permettetemi, infine, un pensiero doveroso in quest’aula a chi ha avuto l’onere di gestire la prima tragica ondata di pandemia, l’allora sindaco di Lecco Virginio Brivio. A tutti loro un ringraziamento per l’esempio di resilienza dimostrata che si estende, però, anche a tutti i cittadini lecchesi che hanno accettato le restrizioni imposte e le privazioni di libertà personali, che hanno sopportato e stanno sopportando le conseguenze economiche, dalla perdita di lavoro o di fatturato o l’impossibilità di esercitare la propria professione. Un pensiero ai bambini, ai ragazzi e agli adolescenti cui è stata stravolta l’esperienza educativa e socializzante in tutte le sue dimensioni: didattica, relazionale, valoriale; un pensiero, e un sentito grazie, quindi anche agli insegnanti che non si sono mai arresi nel cercare di tener viva una relazione anche solo attraverso uno schermo.

Un ringraziamento a tutte le famiglie lecchesi che hanno retto con pazienza e comprensione ogni limitazione con responsabilità e disciplina e per questo hanno a loro volta contribuito alla lotta alla pandemia. Un pensiero particolare a quanti hanno vissuto il dolore della perdita, del distacco, della separazione; un pensiero affettuoso, infine, ai più anziani, che sempre sono stati presenti nelle attenzioni di tutti noi perché più fragili e più esposti al rischio: sono stati contattati e assistiti da tutta la nostra comunità, oltre che per le necessità materiali, soprattutto perché non si sentissero soli.

Il Consiglio Comunale ha dunque maturato la scelta di conferire eccezionalmente il riconoscimento “alla Comunità lecchese” perché, ne siamo convinti, la comunità è più grande del Comune. 

Ecco, anche nelle parole del nostro arcivescovo Mons. Mario Delpini nel suo discorso alle Istituzioni in occasione dei Vespri di Sant’Ambrogio di venerdì 4 dicembre, quando ha elogiato “coloro che, nell’emergenza, rimangono al loro posto e, secondo le proprie responsabilità, fanno funzionare il mondo e guardano avanti”.

Vorrei facessimo nostro questo invito a “guardare avanti” quale auspicio a costruire un nuovo orizzonte di possibilità reali su cui fondare il nostro futuro, la nostra convivenza civica, il nostro lavoro. Un “guardare avanti”, volendo sorpassare i vincoli che ancora ci accompagneranno per le prossime settimane (incluso il giorno stesso di Natale), un “guardare avanti” ricco di coraggio per immaginare una città e una comunità diversa: se qualcosa è certo, è che occorre costruire strade nuove traendo da ogni situazione, anche la più drammatica, l’insegnamento giusto per proseguire il cammino.

Allora interroghiamoci: quale modello di comunità desideriamo? Quale modello di città è possibile?

Siamo tutti consapevoli, ormai, che la pandemia ha tracciato una linea di demarcazione netta tra un prima e un poi, tra un “cosa” si faceva prima e un “cosa” si farà poi, ma soprattutto di un “come” si faceva prima, e “come” si farà poi.

In questo tornante della storia, in questo momento di riflessione, in quest’avvio della nuova amministrazione, spetta a noi la responsabilità di scegliere, spetta a noi il dovere di scegliere.

Personalmente, sento innanzitutto il dovere di compiere quelle scelte di senso profondo dalle quali sgorgheranno le risposte più autentiche. Tra queste scelte di senso che m’interrogano e sulle quali mi permetto di coinvolgervi, alcune sono davvero radicali: vogliamo dividere o unire? Vogliamo distruggere o costruire? Vogliamo chiudere o aprire? Queste domande neppure necessitano, forse, di una pubblica dichiarazione d’intenti ma, piuttosto, impongono un’autentica e rigorosa scelta personale da cui far discendere coerenti azioni e comportamenti.

Sono certo che dalla sincera risposta a quelle opzioni di senso, può derivare, infatti, un disegno politico per questa città che auspico quanto più condiviso, maturo, improntato a un confronto aperto, costante e infaticabile, che venga sempre visto in relazione all’altro, in relazione a un mondo più ampio e in evoluzione, orientato ai principi di uno sviluppo globale sostenibile.

La ricerca di senso è anche ricerca di una direzione, di un senso di marcia, ossia, di una strada che la nostra comunità vuole percorrere una volta compiuto il naturale e rispettoso processo democratico.

Tanti sono i temi di cui dobbiamo tenere conto nello scegliere la direzione giusta dopo la Pandemia. Ad esempio, siamo convinti che sia necessario rifondare l’impianto del sistema sanitario e del modello di assistenza che dovranno sempre più essere vicino alle persone e, quindi, ben radicati sul territorio. E ancora: come usare al meglio le funzionalità delle nuove tecnologie per l’informazione a servizio di una città moderna ed efficiente nell’erogazione dei servizi e nel rapporto con i cittadini? Come cogliere le sfide poste dalla sostenibilità sociale, economica e ambientale, della progettazione urbana di una città che cambia e che guarda con fiducia ai prossimi decenni? Come rendere questa città attrattiva per i giovani e per le nuove famiglie, oltre che ospitale per chi viene dall’estero, per scelta di vita o per turismo? Come investire nel sapere e nella cultura quali primarie e migliori risorse per la crescita personale, sociale ed economica?

Non è una sfida facile quella cui siamo chiamati tutti noi e, in particolare, chi è stato investito dall’onore di rappresentare Lecco e ciascuno dei suoi abitanti. Non mancherà mai da parte mia nell’incarico di Sindaco, e da parte della mia Giunta, quel di più di ascolto e di dialogo, di dedizione e d’intraprendenza, per dare concretezza a quel progetto di città che i lecchesi hanno scelto, e che si sintetizza in quattro parole: una città bella, solidale, sostenibile, grande.

Queste quattro parole da programma elettorale diventano formalmente linee strategiche di mandato, già sottoposte al vaglio costruttivo di tutte le forze politiche, e rappresentano i punti cardinali per orientare le nostre scelte e rispetto ai quali imposteremo le traiettorie di sviluppo.

Abbiamo pezzi di città da riqualificare, abbiamo infrastrutture da ammodernare, abbiamo persone e famiglie da sostenere, abbiamo un patrimonio culturale e naturale da valorizzare, abbiamo scuole, università e centri di ricerca eccellenti da supportare nel dialogo con le imprese, perché costituiscono la scommessa vincente per l’innovazione e per il futuro.

Il messaggio deve essere chiaro: Lecco è una città che vuole crescere. Vuole crescere in tutte le sue dimensioni: sociale, economica, culturale e spirituale. Adotteremo un metodo di rispetto e di leale collaborazione con tutte le articolazioni dello Stato, con i comuni del territorio di cui siamo capoluogo, con le Rappresentanze economiche e sociali che fanno dell’indipendenza la propria forza, con le Associazioni di volontariato di cui è ricca la nostra città, con le cooperative e le realtà del Terzo settore.

Ci impegniamo a essere attori del cambiamento partecipando (sempre) e promuovendo (ove necessario) percorsi condivisi per uno sviluppo sostenibile che avranno come unico metro la qualità dei progetti e il bene del territorio.

È nel cambiamento, nello stravolgimento delle nostre vite, che possiamo e dobbiamo essere presenti per prestare attenzione a tutte le voci della città, colmare le diseguaglianze sempre maggiori, accogliere le diversità come ricchezza, coltivare le opportunità di crescita e di miglioramento implicite, riscoprire il senso di comunità anche al di fuori dell’emergenza. Perché “su questa barca ci siamo tutti. E ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.

Avviandomi alla conclusione, sono consapevole che queste prossime festività avranno un sapore diverso e che i mesi a venire ci riserveranno nuovi momenti di non semplice gestione, ma abbiamo dimostrato di saper scovare, anche in questi momenti così bui, quella forza che ci contraddistingue e che siamo qui oggi a celebrare, tutti insieme, con profondo senso di orgoglio e di unità.

Restiamo vicini, restiamo presenti l’uno per l’altro.
Buona festa di San Nicolò!

Mauro Gattinoni
Sindaco di Lecco