Il parlare di Gesù in questa parte del discorso che in san Luca si chiama abitualmente ‘della pianura’, a questo punto, dopo le famose beatitudini, si fa molto di esortazioni che paiono immediate e sorprendono parecchio: “Amate i vostri nemici, fate del bene…”. Sorprendono anche perché paiono lontane dalla tradizione dell’Antico Testamento che pareva dare precetto addirittura contrario. Dobbiamo allora leggere bene, con attenzione soprattutto interiore. Perché qui è facile persuaderci sia un linguaggio di paradosso, con risultato poi facilmente di metterlo da parte, del tutto in sordina, farlo così diventare completamente irrilevante per la nostra vita interiore e concreta: è facile cadere in questo errore fin pretendendo saggezza. Benché Gesù parli per esempi in figure concrete – ricordiamo che sta parlando alle folle, neanche ad intellettuali – la realtà profonda delle sue parole cerca fare scoprire qualcosa di ben più profondo.
Dice di gesti esteriori per indicare ben meglio atteggiamenti intimi, del cuore, quelli che danno senso non solo all’agire del quotidiano, ma colorano di sé tutto il nostro operare, donano senso alla vita. I gesti immediati che paiono non pretendere giustizia, se posti puramente alla lettera, sono solo ingenui ed è certo che il Signore Gesù non intenda questa caratteristica utile al suo discepolo. Gesù attraverso il gesto ci insegna la longanimità che solo può fiorire nell’amore cristiano vero, come il suo di apertura fin a chi gli fa del male e l’ha messo a morte. Dice chiaramente il Signore la benevolenza che lui pretende dal discepolo, non è quella mondana del rispondere al bene col bene. Esige ben di più non nell’ingenuità di una risposta materiale, ma di una profondità vera che è nell’atteggiamento interiore imparato da lui: quello proprio della santità di Dio che – come diceva un Padre della Chiesa – è la misericordia, diremmo un amore a prescindere.
Alla fine l’amore del cristiano, non è amore umano, certo tanto umanizza ed innalza, ma non appartiene alla natura, Gesù ci porta novità assoluta, la novità di Dio, il suo sacrificio farà nuova la terra, e introdurrà la possibilità vera dell’amore. Di fronte a queste parole e stando a loro come puri precetti da eseguire, non possiamo che smarrirci, mi pare allora si debbano intendere come vera possibilità solo nella grazia. L’amore cristiano è lo stesso amore di Dio e non possiamo pretendere di poterlo perseguire con le nostre pure forze di uomini, dobbiamo allora implorarlo come grazia, quella grazia che davvero ci fa figli: così avremo possibilità di amare financo il nemico.
Don Giovanni Milani