‘PROCESSO CHIARA PAPINI’,
PARLA L’EX FIDANZATO:
“NON SONO UN GIUDICE MA…”

LECCO – Quanto vale una vita umana? Non c’è un prezzo per poterla comprare, ma ce n’è uno per chi la toglie.

Il processo per la morte di Chiara Papini si è concluso: Samuele Mellace pagherà cinque anni e sei mesi per quella terribile notte di maggio, in cui investì con la sua auto la 19enne mentre attraversava la strada.

66 mesi per omicidio stradale, con le aggravanti del caso. È difficile porsi nei panni della giustizia, ma abbiamo provato comunque a chiedere ai coetanei lecchesi cosa ne pensassero di questa sentenza definitiva. Un argomento davvero delicato, forse troppo delicato, tant’è che la maggior parte di loro ha preferito non esporsi, tenendo per sé giudizi e perplessità del caso, oltre al tanto dolore che la scomparsa di Chiara continua a suscitare in chi l’aveva conosciuta.

Una voce nel silenzio però c’è e si leva; è quella del 21enne Roberto Valsecchi, ex ragazzo della giovane lecchese, che così commenta:

“Premessa la disinformazione in merito alla verità dei fatti successi quella notte, potremmo valutare su molte basi di giudizio se il ragazzo che ha provocato la morte di Chiara meriti più anni rispetto alla condanna che gli è stata comminata.
Ma non sono un giudice, sono solo un ragazzo che voleva molto bene a Chiara… e ogni giorno penso al dolore che prova la sua famiglia. Un dolore straziante e inimmaginabile.
Non so cosa si provi a perdere una figlia o una sorella. Ma è un tormento non ancora definibile dell’essere umano.
Chi ha provocato tutto questo non potrà mai scontare una pena pari al dolore che ha causato”.

Gabriele Gritti


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