PICCOLI CHIRAC CRESCONO
AL ‘QUAI DANTE ALIGHIERÍ

Jacques Chirac - WikipediaLECCO – Preferirebbe forse il paragone con François Mitterrand, ritenendolo appena appena avvicinabile al suo profilo. Ma Corrado Valsecchì dovrà accontentarsi di quello con Jacques Chirac, che pure qualcosa ha fatto nella storia della politica europea. Essì, perché a noi questa cosa di aprire il Caldoné in centro Lecco non ha evocato il tentativo ambrosiano del sindaco Giuseppe Sala di riportare alla luce i Navigli di Milano, ma qualcosa di più ambizioso e volto a segnare la storia. Ha evocato quella grandeur che ispirò Chirac – sindaco di Parigi – quando decise di ridare lustro alla Senna, il grande fiume della Ville Lumiere che, è vero, fluiva già in bella vista, ma versava in condizioni di abbandono e degrado.

Correvano i meravigliosi anni ottanta del secolo breve, e quello che sarebbe poi diventato Presidente della Repubblica francese decise di dare vita ad un’imponente operazione urbana e viabilistica di rilancio dei lungo Senna, arrivando perfino a promettere la balneabilità del fiume. E in effetti il meraviglioso snodo di quai e banchine di cui oggi potete godere è frutto principalmente di quella stagione.

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Poco importa se il Caldone, già a partire dal nome un po’ modesto, non ha la capacità di ricordare i giardini che Caterina de’ Medici fece costruire au bord de l’eau, se difetta di isole o se non può aprire un almanacco di eventi storici di prima grandezza. Poco importa se a Lecco negli ultimi anni siano mancati i soldi persino per iniziative meno impegnative, come mettere qualche fioriera o sistemare un tombino o cambiare una panchina.

Abbiate fiducia in Corradò e nella sua di grandeur: stappiamo il Caldoné come fosse una bottiglia di champagne, e godiamoci tutto ciò che ne verrà dietro.

Avremo anche noi il “quai Dante Alighierì” e il “voie della Costituzioné”, e potremo finalmente vantare le due sponde della medesima città, una rive droite degli affari, delle banche e dei negozi (o quello che ne resta) più cafoncella e caciarona, e una rive gauche dedicata ai bobos, agli intellettuali e agli artisti – insomma a quel mondo che in Appello per Lecco ha qualche radice radical. Avremo forse una plage, almeno nei mesi estivi, e qualcosa si penserà finanche per il bateau mouches, con tanto di crociera da via Ferrierà alle foci della Canottierì.

Da lì a trasformare Palazzo Bovara nella Mairie il passo sarà più facile, e finalmente le cantine dell’Hôtel de Ville anziché acqua negli eco contenitori di vetro, inizieranno ad ospitare qualche bottiglia di “quello buono”, proprio come amava fare il vecchio Jacques collezionando le migliori etichette di Francia. E poi, con più calma, troveremo qualcosa che possa ricordare l’Eliseo, ma quella sarà un’altra storia e ci arriveremo passo passo.

L’idea piace, piace ai lecchesi che contano le ore. E se Parigi, come dice il suo stemma, naviga ma non affonda, a Lecco, per portarci avanti, abbiamo pensato bene di far già affondare in via Porta un po’ di asfalto sopra il Caldoné.

Una bella voragine di qualche settimana fa che da un lato è segno della provvidenza e dall’altro un modo per anticiparci le belle idee di Jaques Valsecchì.

E. L.