LECCO – Due famiglie distrutte, una che piange la morte della propria figlia appena 19enne, l’altra con un ragazzo che l’ha uccisa e ora deve affrontare un percorso giudiziario non facile – più seria invece la partita con la sua coscienza.
Il ragazzo di 22 anni alla guida della Clio che ha ucciso Chiara Papini, investendola poco dopo le 22 di ieri a Castello, sarebbe risultato ubriaco. Un fatto grave, se confermato, che si somma a tutte le circostanze aggravanti previste dal Codice Penale: l’avere investito la giovane sulle strisce pedonali e la successiva fuga, senza fermarsi a soccorrere la vittima dell’incidente.
Tra una cosa e l’altra, una pena fino a 12 anni di carcere e oltre (di seguito gli articoli del C.P.):
Un legale interpellato da Lecco News ammonisce però: “se l’investitore patteggia, vengono meno le aggravanti e la pena può arrivare a sei anni – diminuita di un terzo proprio in forza del rito alternativo scelto”. In pratica, chi ha stroncato una vita a quanto pare guidando ubriaco potrebbe cavarsela con un massimo di 4 anni.
Questo per la pena carceraria. Accanto, gli ovvi risarcimenti danni ma poi, come scritto in premessa, vi è l’altra “partita”, del tutto soggettiva e non valutabile in termini quantitativi: quanto pesa il rimorso?
Domanda ardua, risposta ancor più imponderabile.
Nel frattempo, rimangono lo sconforto per una morte senza spiegazioni e il dolore incancellabile di una famiglia. Anche questo, un aspetto che certo non si può “pesare”.
ElleCiEnne
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