Cara Lecconews
La vicenda del futuro trasferimento della sede del Comune da quella nuova di via Marco d’Oggiono alla nuova nuova nell’ex Deutsche Bank, anche se non si può dire il nome perché poi mamma ti picchia sulle manine, ha più di qualquadra che non cosa.
Ad iniziare dalle valutazioni “tecniche” dei dirigenti stessi del Comune.
La loro sintesi nella sostanza “Sindaco può pure farlo ma è folle e pericoloso per la Città. Per soldi e rischi”
Il dirigente Gilardoni parla del penale.
Di fatto rinunciando al trasferimento nel 2022 in via Marco d’Oggiono di parte del personale ora a Palazzo Bovara, posticipandolo ad un ipotetico 2024/2025 se nella ex Deutsche, in caso di danni o infortuni ai lavoratori si rischia la galera.
Anche chi lo vota.
Il segretario generale De Martino poi con il suo parere scritto prot nr 575* del 30/9 – che il Sindaco Gattinoni non ha mai fatto conoscere ai consiglieri in tutte queste settimane, nemmeno per la Commissione dello scorso 25 ottobre, che già è vergognoso di suo – affossa il trasferimento tra l’altro per l’indebitamento e i costi.
Si sbilancia in una excusatio non petita che è una accusatio manifesta.
Parla di almeno 29 milioni, ma tra le righe arriva a 35 milioni di euro di soldi pubblici stando pure stretto sul valore della ristrutturazione: 1700 euro al mq. Salvo imprevisti.
Qui parte delle addizioni che il Segretario suggerisce a Gattinoni.
Chissà che conti ha fatto invece il Sindaco, o gli han fatto.
Per non parlare dei Bilanci di Lariana iniziative Immobiliari, la proprietaria della ex Deutsche.
Potremmo anche soffermarci sui singoli proprietari, perché non tutto è rosa e fiori, pignoramento, criticità giudiziarie, consiglieri Api Lecco, immobiliaristi, ma l’aspetto che qui interessa sono i dati, le cifre, le poste, l’involuzione.
Guardando gli ultimi 6 bilanci, si può evidenziare che questi registrano lo stato complicato degli stessi.
La società passa da rimanenze per 18.200.000 euro nel 2015 a 17.500.000 già nell’anno successivo fino ai 14.300.000 dell’ultimo bilancio, il 2020.
Non una gran tendenza.
La società, anno dopo anno, sta accumulando perdite, non ha ricavi.
Erode patrimonio.
Ogni anno, infatti, chiude il bilancio in perdita 2.865.230 euro nel 2015; altri 1.031.185 nel 2016; 289.480 nel 2017; 227.236 euro nel 2018, e poi ancora 3.978.151 nel 2019 e ulteriori 113.539 euro lo scorso.
Di questo passo nel giro di non molti anni potrebbe aver bisogno di una ricapitalizzazione.
Stesso problema per i debiti, vengono pagati quelli a medio/lungo termine, ma aumentano quelli a breve.
Qualche nota, non solo così di colore, nei vari bilanci.
Nelle relazioni di quello del 2016 si legge che si era firmato un preliminare non ancora concretizzato, nel 2017-2018 lo stesso “è stato risolto dalla parte promissaria acquirente”.
In quella del 2019 si legge “stante l’assenza, nonostante l’incarico affidato a primario mediatore immobiliare, di concrete manifestazioni d’interesse” (ops!! Il mercato non lo vuole)
“si è provveduto a richiedere una valutazione aggiornata e al presumibile valore di realizzo, rilevando un’ulteriore svalutazione, rispetto al costo di iscrizione, di Euro 3.200.000”.
Inoltre si legge “a seguito di avviso di accertamento IMU anno 2014, notificato a dicembre 2019, si è ritenuto opportuno stanziare un prudenziale fondo rischi, di complessivi 603.000 euro tenendo conto anche del possibile contenzioso che potrebbe sorgere per gli esercizi successivi al 2014″.
Poi chissà se son stati saldati al Comune
Sono anni e anni che domanda e offerta non si incrociano su quell’immobile.
Servono listini e perizie giurate.
Perché si sa, c’è sempre un Berlusconi in ogni sindaco del far credere.
Paolo Trezzi
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