DON G. MILANI MEDITA
NELLA QUINTA DOMENICA
DOPO L’EPIFANIA

Il brano che ci è offerto ci fa tornare indietro a due settimane fa, a Cana di Galilea dove Gesù aveva compiuto il primo segno che rimane tanto importante – come ci ha sottolineato anche la collocazione liturgica – a mostrarci, ad essere epifanico, di chi sia il Signore, infatti qui ci è ricordato nell’inizio narrativo e nella sottolineatura della numerazione a secondo segno, nella chiusura dell’episodio. Dunque possiamo leggere in sequenza espressiva i due segni; il secondo è nuovo sviluppo dichiarativo del primo: il mistero gioioso del nuovo sposo dell’umanità nuova (la Chiesa) dà gioia che è abbondanza di vita. Quando poi guarderemo l’intera narrazione evangelica dei segni, ne troveremo il compimento nella pienezza del settimo annuncio della stessa risurrezione di Cristo nel richiamare alla vita l’amico Lazzaro. Ma già qui abbiamo richiamo alla vita dono primo del Signore “che dà la vita”.

Veniamo all’episodio: un padre angosciato implora che Gesù scenda a guarire il figlio morente, ma il Signore risponde con una di quelle frasi riportate da san Giovanni che paiono essere diniego e ci portano a pensare di più. Il Signore Gesù si dirige a lui, nel testo è ben esplicito, ma è da pensare per attivare l’attenzione di tutti proprio sulla fede che Gesù già gli legge dentro. Il funzionario del re, nella ripetuta richiesta esprime la propria angoscia quasi non badando all’accusa di Gesù e subito abbraccia in certezza quel: “Va, tuo figlio vive”. Una certezza nella parola potente e divina del Signore che vorrà confermare incontrando i servi che gli si eran fatti incontro con la felice notizia della guarigione del figlio proprio con l’identica potente affermazione del Signore: “Tuo figlio vive”. Il segno è il secondo nella sequenza accurata della narrazione del quarto vangelo e si presenza con la cadenza (tre volte) ripetuta proprio di quell’affermazione forte di grazia del Signore: “Tuo figlio vive”.

È sempre da ricordare che, anche quando il vangelo pare esprimersi in cronaca, lo fa per noi, esprime insegnamento, particolarmente nei segni che ci dicono della realtà profonda del Signore Gesù, non sono unicamente espressione di benevolenza o genericamente della capacità soprannaturale e divina del Signore, vogliono sempre meglio rivelarci la persona del Signore. Se il primo segno, di dichiarazione generale, a Cana di Galilea ci invitava a leggere nel Signore Gesù lo sposo del nuovo popolo dei salvati nella Chiesa; qui il segno è propriamente del Signore che dà la vita, come affermiamo anche nella professione di fede per lo Spirito santo, ma sappiamo bene, primo dono di Dio – non solo numericamente – è dare la vita: quella fisica nella creazione e ancora meglio la sua in condivisione nel sempre dell’abbraccio definitivo ai salvati. Qui Gesù ci si rivela Signore della vita, ed il funzionario regale maestro di fede.  A noi raccogliere l’insegnamento alla fede che ci riporta a Gesù fonte della vita vera. 

 

Don Giovanni Milani